“La vita non può essere più la stessa e solo un anno fa il pensiero che questo piccolo gregge avrebbe condiviso il pane con il nostro santo padre Francesco sarebbe stato un puro sogno”. Sono le parole emozionate dell’arcivescovo di Yangon, e primo cardinale della storia birmana, Charles BO, nel commentare la messa celebrata da papa Francesco nel terzo giorno in Myanmar.
Nel pomeriggio – ora locale – Bergoglio incontrerà il “Sangha”, il consiglio supremo dei monaci buddisti nel luogo sacro del buddismo Theravada, il Kaba Aye Centre. Nello Stato guidato da Aung San Suu Kyi, il buddismo e la supremazia della etnia birmana, sono stati imposti dalla lunga dittatura militare che ha stretto l’ex Birmania dal 1962 alle elezioni del novembre 2015. I monaci buddisti hanno anche partecipato, nel 2007, alla cosiddetta “rivoluzione color zafferano”, condotta con metodi non violenti per chiedere alla giunta militare apertura democratica e rispetto dei diritti umani.
Stupisce ancora, in tal senso, il silenzio di San Suu Kyi, per la repressione contro la minoranza musulmana, i Rohingya, verso la quale il pontefice ha chiesto rispetto e inclusione durante la messa. Sono seicentomila infatti gli sfollati dall’area del Rakhine, una della comunità più numerose e particolarmente vessate secondo le Nazioni Unite.
Chiuso il capitolo Myanmar, domani il Papa si recherà in Bangladesh e il clima si annuncia infuocato. Il commissario Shahriar Khan ha confermato che un sacerdote cattolico, padre Walter William Rosario, di 40 anni, è scomparso da lunedì dalla città di Bonpara mentre stava recandosi a visitare una chiesa in un villaggio vicino, nella stessa zona in cui il 5 giugno scorso il commerciante cristiano Sunil Gomez è stato ucciso.
Il prelato è il responsabile della Jonail Saint Luis High School, nel distretto settentrionale bengalese di Natore. Prima di presentare la denuncia, padre Subrata ed i famigliari dello scomparso lo hanno cercato in ogni possibile luogo, ma senza successo.