Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva già annunciato, nella conferenza stampa sulla fase 2, che i musei statali sarebbero stati riaperti a partire dal 18 maggio. Le regole a cui questi luoghi della cultura dovranno attenersi saranno definite dalle linee guida allegate al decreto del governo, atteso la prossima settimana.
Intanto sono state fatte delle ipotesi, come l’obbligo di installare termoscanner e strutture di plexiglass nelle biglietterie. I dipendenti che torneranno al lavoro dovranno probabilmente essere sottoposti a tampone. Inoltre, è emersa la questione degli impianti di circolazione dell’aria.
Tutti dubbi che si risolveranno solo con le disposizioni che emanerà il Ministero della Salute, sentiti gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico e che poi il Ministero dei Beni Culturali farà sue.
Il direttore del museo degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt dichiara di essere pronto a ripartire. “Siamo già nelle condizioni per rispettare le regole che il governo definirà per contrastare i contagi”. In un certo senso il museo fiorentino parte avvantaggiato: “Abbiamo sempre avuto un grandissimo afflusso di turismo, quindi certe misure per canalizzare i flussi erano già state adottate. Ora dobbiamo semplicemente abbassare il numero di visitatori all’interno del museo”.
Il numero massimo previsto prima della epidemia era di 900 persone alla volta. “Adesso – spiega Schmidt – c’è l’ipotesi di passare a 450. Soprattutto alla luce del fatto che in certe altre realtà viene richiesta la presenza di un visitatore ogni 40 metri quadrati.”
Purtroppo non tutti i musei hanno la possibilità di potersi adeguare alle misure di sicurezza. Ma per Schmidt la questione non riguarda solo questo momento particolare. “Tutte le crisi in genere portano alla luce problemi che ci sono da lungo tempo e di cui eravamo già a conoscenza. Questo è un fenomeno generale: a partire dagli anni ’80 fino a pochi anni fa, i Beni culturali hanno molto sofferto di una mancata manutenzione. Spesso i musei dovevano rinunciare alle manutenzioni ordinarie e straordinarie perché non riuscivano a coprirne i costi. Abbiamo tante realtà in Italia che necessitano di investimenti”.
Quindi sarà lo Stato a dover sostenere le strutture più deboli? “Ci vorrebbe sicuramente un aiuto del governo in tal senso – continua il direttore – anche se sarebbe dovuto intervenire già molto tempo prima”. A “decenni di negligenza” non si può pensare di rimediare con un solo intervento. Il direttore fa l’esempio del giardino di Boboli a Firenze, il cui ultimo restauro risale agli anni trenta. Quelle realtà che si trovavano sempre “al limite”, a causa della costante posticipazione dei lavori, “sono messe ancora peggio in questo momento. Per loro ci vuole un sostegno economico particolare per adeguarsi alle norme di sicurezza”.
In ogni caso Eike Schmidt resta ottimista. “Se ci sarà un vaccino, come molti prevedono, dopo quest’anno la situazione economica migliorerà. Quindi vediamo di utilizzare questa pausa per ripartire tutti con il piede giusto, così saremo pronti quando ci sarà la riapertura anche per chi viene dall’estero.”
Riaprire un museo come gli Uffizi ha comunque dei costi, ma “anche per tenerlo chiuso ci sono spese enormi: la climatizzazione, le squadre della sicurezza, i tecnici, le manutenzioni continue, le pulizie. Riaprire avrà solo un costo aggiuntivo che sarà riequilibrato con i prezzi dei biglietti”, che resteranno invariati. A tal proposito, il direttore ci tiene a sottolineare che “la cultura non è gratis, ha sempre un prezzo. Così come non esiste un pasto gratis, l’offerta culturale ha un costo che va coperto. Ai molti che dicono che i musei dovrebbero essere tutti gratis, rispondo che allora anche andare allo stadio dovrebbe esserlo, così come molte altre attività. I visitatori che pagano il biglietto contribuiscono alla tutela delle opere d’arte anche per le future generazioni”.