Quella di ieri è stata una giornata di tensione alla base americana di Niscemi, che ospita il cantiere per la costruzione del nuovo sistema di comunicazione satellitare Muos, voluto dagli americani. Alcuni attivisti del movimento, che da anni lotta contro la realizzazione dell’impianto, si sono introdotti all’interno dell’area (di proprietà del demanio militare italiano) arrampicandosi su alcune delle antenne che compongono il sistema Nrtf (Naval radio transmitter facility) che dal 1991 è utilizzato dalla marina militare Usa per le comunicazioni navali.
Due manifestanti, Desirè Ristagno e Vanessa Ferraro, sono scesi dalle antenne quasi subito. Nel pomeriggio invece, è stato il turno di Turi Vaccaro, originario di Palermo e noto per le sue battaglie contro la base missilistica di Comiso e la Tav, e Nicola Boscelli, di Piazza Armerina, anche lui attivista del movimento valsusino. I due sono stati arrestati in serata e si trovano ancora in stato di fermo. Rischiano da tre mesi ad un anno di carcere per introduzione abusiva in luogo di interesse militare dello Stato. Vaccaro, storico pacifista, non è nuovo ad azioni del genere. Il 27 febbraio del 2012, all’interno dell’area espropriata per fare spazio al cantiere della linea Torino-Lione, era salito sullo stesso traliccio da dove cadde Luca Abbà. Vaccaro è anche accusato di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Reati contestati anche a Boselli e ad altri cinque attivisti.
Il blitz è stato condannato dagli Stati Uniti: “Gli Usa – afferma una nota dell’ambasciata americana a Roma – sostengono convintamente il diritto ad una protesta pacifica. Tuttavia, lo sconfinamento illegale da parte di manifestanti in una struttura militare e la deliberata e irresponsabile distruzione della proprietà degli Stati Uniti hanno messo a rischio sia i manifestanti stessi che i soccorritori. Condanniamo tali azioni”. “La sicurezza è sempre stata una preoccupazione prioritaria degli Stati Uniti nella realizzazione del sito terrestre per l’antenna Muos, nei pressi di Niscemi. Comprendiamo le preoccupazioni relative alla struttura Muos – prosegue la nota – sollevate da alcuni cittadini che abitano nella zona, ed è il motivo per cui stiamo cooperando a pieno con il governo italiano, che sta realizzando un nuovo studio sull’impatto per la salute e che sarà completato entro il 31 maggio 2013. Uno studio che siamo fiduciosi confermerà la sicurezza della struttura Muos”.
In attesa dello studio, affidato all’Istituto superiore di Sanità (Iss) e ad un pare dell’Organizzazione mondiale di sanità (Oms), i lavori sono formalmente bloccati, visto che nel febbraio scorso la regione Sicilia guidata da Rosario Crocetta ha revocato le autorizzazioni per la costruzione del nuovo impianto composto da tre gigantesche antenne paraboliche. L’ultima delle quattro stazioni terrestri che permetteranno di coordinare tutte le comunicazioni dell’esercito americano in ogni angolo del pianeta. Insieme alle altre basi già completate in Virginia, Hawaii e Australia, servirà a collegare tutti gli utenti mobili, dai droni, ai sottomarini, alle truppe di terra. Il sistema è di vitale importanza per le comunicazioni militari del Pentagono, e questo spiega perché nonostante le scadenze formali, secondo quanto denunciano gli attivisti No Muos, i lavori sarebbero cominciati molto prima della firma del protocollo d’intesa tra la regione Sicilia e il ministero della Difesa (giugno 2011); e sarebbero continuati nonostante lo stop imposto da Crocetta.
“L’episodio di oggi – affermano in una nota i deputati regionai del M5S – rappresenta una grave perdita di credibilità e sancisce la sconfitta della politica, che costringe cittadini disperati a farsi giustizia da sé. Tuttavia non bisogna aggiungere all’illegalità della prosecuzione dei lavori altra illegalità. Esortiamo Crocetta a pretendere il rispetto dei propri provvedimenti”. Sono in pochi infatti a credere che l’Iss possa dare un parere negativo, soprattutto dopo che i tecnici proposti dalla Regione e dall’Assessorato all’ambiente, il professor Massimo Zucchetti (politecnico di Torino), e i docenti Antonio Sansone Santamaria e Mario Palermo, sono stati esclusi dalla commissione chiamata ad esprimersi sui rischi alla salute legati all’impanto satellitare.
Una tensione crescente, che ieri è sfociata nell’irruzione dei manifestanti all’interno della base Nrtf, già al centro delle polemiche per i rischi legati agli effetti delle emissioni elettromagnetiche generate dalle antenne: ben 46 grandi trasmettitori posizionati all’interno di una delle più antiche sugherete d’Europa, un’area naturale protetta e classificata come sito d’interesse comunitario fin dal 1997. La Nrtf risale al 1991, e per oltre 20 anni nessuno si è mai posto il problema degli effetti sulla salute del campo elettromagnetico generato da quelle antenne, che si stagliano a perdita d’occhio. Sullo sfondo, in lontananza, il polo petrolchimico di Gela, con i suoi fumi e l’odore acre che brucia la gola.