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HomeEconomia Mps, stop alle trattative fra Tesoro e Unicredit. Governo pensa a piano B

Mps, stop alle trattative
fra Tesoro e Unicredit
Governo pensa a piano B

Analisti: "Occasione mancata"

Possibile proroga dall'Ue

di Francesco Fatone25 Ottobre 2021
25 Ottobre 2021

Il ministero del Tesoro e Unicredit hanno interrotto le trattative per l’acquisto da parte del gruppo bancario del 68 per cento delle azioni del Monte dei Paschi di Siena, controllate dallo stato italiano. Unicredit aveva richiesto una ricapitalizzazione di oltre 7 miliardi di euro, ma tale richiesta è stata respinta perché renderebbe l’operazione punitiva per i contribuenti italiani. Lo stop alle trattative nel frattempo ha avuto impatti sulla Borsa: sprofondano i quattro bond subordinati emessi da Mps, per un controvalore complessivo di 1,75 miliardi di euro. Il titolo della banca senese cede il 4,8% a 1,02 euro, dopo essere risalito fino a -3,9%, mentre quello di Unicredit cede l’1,3% a 11,38 euro. Nonostante i titoli di Unicredit e Mps scivolino verso il basso, restano in crescita Bper e Bpm.

Gli analisti finanziari giudicano il fallimento delle nozze con Mps “un’occasione persa” per Unicredit. Gli esperti ritengono che il nuovo piano industriale potrà dare slancio a un titolo che ha ancora potenzialità di crescita, quotando in Borsa circa la metà del valore del suo patrimonio tangibile.

Venuto meno l’accordo con Unicredit, il governo deve trovare entro breve un piano B e chiedere a Bruxelles un’estensione del termine ultimo per vendere la quota della storica banca senese. Lo stato italiano aveva ottenuto la maggioranza delle azioni di Monte dei Paschi nel 2017, ma avrebbe dovuto vendere la banca entro il 31 dicembre del 2021.

Ottenere una proroga dall’Ue darebbe un po’ di tempo al Tesoro per trovare una soluzione alternativa. Tra le ipotesi c’è anche quella di un piano “stand alone” e quello messo in piedi dall’ad di Mps Guido Bastianini, mai però approvato dalla BCE. Il piano di Bastianini prevedrebbe 2,5 miliardi di euro di aumento per contrastare la carenza di capitale e i costi di ristrutturazione necessari per rimettere in sesto il conto economico.

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