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HomeEsteri Moscatelli: “L’intervento armato russo in Ucraina è possibile, ma non a breve”

"Non possiamo escludere
l'intervento armato russo
ma non adesso"

Orietta Moscatelli a Lumsanews

"Roma ha bisogno del dialogo con Mosca"

di Luca Sebastiani15 Dicembre 2021
15 Dicembre 2021

Militants of the self-proclaimed Donetsk People's Republic (DPR) check the situation at the positions on a front line 25 km from pro-Russian militants controlled city of Donetsk, Ukraine, 23 January 2021. Six ceasefire violations were recorded in the area of the Joint Forces Operation (JFO) on 22 January, the press center of the Ukrainian JFO Command claimed in an update on 23 January 2021. ANSA/DAVE MUSTAINE

La Russia invaderà l’Ucraina? A questo e altri interrogativi, ha risposto a Lumsanews Orietta Moscatelli, giornalista e analista di Russia e spazi post sovietici per Limes.

Ci sarà veramente un intervento russo in Ucraina?

“Non possiamo escluderlo in un secondo momento. Non, come si dice, nei primi mesi del prossimo anno. In una prospettiva più ampia non si può escludere anche perché nelle ultime settimane ci sono stati diversi elementi che potrebbero confermarlo. Come il confronto a distanza tra Putin e Biden, che come ogni vertice non ha sortito nessun effetto concreto. All’indomani del summit ci sono degli elementi che fanno pensare che si stiano mettendo in moto delle prospettive negoziali su più fronti, che riguardano l’Ucraina e i rapporti tra Russia e Nato, e quindi di conseguenza con gli Stati Uniti. Tra Biden e Putin si è parlato di tanto, e credo che l’Ucraina sia stato solo uno dei temi sul piatto. Tra le possibili conseguenze ci sono le dure sanzioni, ma è stato specificato che non c’è sul piatto la carta dell’intervento statunitense.”

E l’Europa come si pone nei confronti del Cremlino?

“All’interno dell’asse occidentale “ristretto”, dove molto probabilmente c’è anche l’Italia insieme a Francia, Gran Bretagna e Germania, prevalgono le posizioni dialoganti con Mosca. A parte il Regno Unito, tutti gli altri sono interessati ad ascoltare le esigenze della Russia. La richiesta russa, il leitmotiv dei prossimi mesi e anni, sarà quella di arrivare ad accordi per nuove regole di adesione alla Nato che tengano conto degli interessi strategici di Mosca. La Russia vuole ritornare alle sfere d’influenza riconosciute, 30 anni dopo la fine dell’Urss.”

Si è parlato anche di un cambio imposto dalla Russia della presidenza in Ucraina. È uno scenario possibile?

“Zelensky è in grosse difficoltà sul fronte interno. Bisogna considerare che in politica ucraina le parti filorusse – definite così per semplificare – ci sono sempre state, sono state semplicemente tenute in disparte, anche con discutibili misure al limite della costituzionalità. Zelensky si ritrova ad aver puntato tutto sulla prospettiva della guerra e sulla stretta alleanza con gli Usa, ma nel momento in cui questa assistenza americana si comincia a delineare in maniera cauta, con magari risvolti diplomatici, per lui si mettono male le cose. Ci sono stati poi momenti di tensione interna, che hanno fatto ipotizzare dei tentativi di golpe interno, forse ispirati da Mosca (ma non ci sono elementi sufficienti). La Russia considera anche dal punto di vista politico ancora contendibile l’Ucraina, e questo è il motivo dell’improvviso cambio di passo russo, perché c’è la sensazione del “o adesso o mai più”. Anche perché la stessa Russia ha grossi problemi e davanti a sé ha appuntamenti e momenti di possibili tensioni da affrontare. Gli accordi di Minsk II in realtà vanno meno peggio a Mosca che a Kiev. Perché prospettano un assetto federale che permetterebbe al Cremlino di rimanere dentro gli equilibri dell’area centrale.”

La minaccia occidentale è quella di attivare sanzioni commerciali molto dure. È questa la strada?

“Quelle possibili potrebbero essere lo stop al gasdotto Nord Stream 2, le sanzioni sul nucleare o sul debito sovrano russo. Sarebbero molto dure, ma la Russia è talmente già isolata che potrebbero avere conseguenze contenute. Queste minacce rimangono però sulla carta. Quasi in contemporanea con il vertice Biden-Putin, sono stati pubblicati i documenti della nuova bozza di bilancio militare Usa e le sanzioni sul Nord Stream 2, che prima c’erano, sono scomparse. È stata un’opera di dissuasione dell’amministrazione Biden, che ha convinto il Congresso a sospendere il dossier. Così come quello sulle misure punitive del debito sovrano russo.”

Come si spiega?

“Francia, Germania, Regno Unito e Italia hanno segnalato che l’Europa non può continuare a seguire linee sanzionatorie che poi vanno a ledere direttamente alcuni interessi finanziari e strategici europei. Nord Stream2 non è ancora attivo ma è stato voluto dalla Germania tanto quanto la Russia e non credo che il nuovo governo tedesco, nonostante i Verdi, possa cambiare idea. Anche perché il mondo imprenditoriale tedesco conta molto. La Germania da sempre sul piano energetico ha con la Russia un asse strategico, il cui sottotesto è “vogliamo il gas senza pensare ai paesi di transito”. 

E gli interessi dell’Italia in tutto questo?

“Per l’Italia la partita non è direttamente sul gas. C’è il malcontento del Triveneto e del Nord produttivo su sanzioni che poi hanno un effetto sulla nostra imprenditoria. Ma più che altro l’Italia si ritrova di fronte la Russia nel contesto libico. Roma ha bisogno di tornare ad avere canali di negoziato e di dialogo con Mosca su tanti dossier, tra tutti il Mediterraneo che è cruciale.”

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