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È morto il poliedrico attore Eli Wallach, “il brutto” di Sergio Leone

di Corinna Spirito25 Giugno 2014
25 Giugno 2014

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“Il brutto” di Sergio Leone se n’è andato. Eli Wallach è morto ieri, alla veneranda età di 98 anni, e il cinema di tutto il mondo oggi lo ricorda con affetto. Newyorkese di nascita, ma texano di adozione, ha ottenuto la fama con lo spaghetti western per poi passare per tutti i generi che il cinema ha da offrire.

La sua carriera d’attore iniziò, però, sul palcoscenico: il suo primo grande successo fu “La rosa tatuata” nel 1951, drammatica pièce di Tennesse Williams, per cui si aggiudicò un Tony Award e un Theathre World Award, cui seguirono tanti altri lavori.

Al cinema si avvicinò tardi. Aveva quarantuno anni quando debuttò sulla celluloide con la dark comedy “Baby Doll”, ma in quasi sessant’anni recuperò tutto il tempo perso.

Non passò molto perché arrivassero i ruoli da villain che l’hanno reso celebre: il primo fu, nel 1960, quello del capo banda messicano de “I magnifici sette” di John Sturges, ma il più famoso è il già citato ruolo del “brutto” ne “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone al fianco di Clint Eastwood e di Lee Van Cleef.

Diversissimi tra loro però i ruoli interpretati fino al 2010 (anno del suo ultimo film, “Wall Street: Il denaro non dorme mai”): dal personaggio comico di “Come rubare un milione di dollari e vivere felici” a fianco di Audrey Hepburn e Peter O’toole al film musicale “Il boxeur e la ballerina” di Stanley Donen. Si è dedicato molto anche al cinema del nostro Paese, che tanto lo affascinava, collaborando con diversi registi degli anni ‘70-’80: Giuseppe Colizzi lo volle per “I quattro dell’Ave Maria con Bud Spencer e Terence Hill”, Bruno Corbucci nel poliziesco “Squadra antimafia”, Paolo Cavara nel thriller “…e tanta paura”. L’Italia gli piaceva talmente che imparò anche un po’ la nostra lingua e nel 1990 Francis Ford Coppola gli affidò la parte di Don Altobello nel terzo capitolo de “Il padrino”.

Nel 2006 recitò nella deliziosa commedia “L’amore non va in vacanza” interpretando uno sceneggiatore hollywoodiano in pensione che molto ricordava quella che doveva essere la vera vita di Eli Wallach: un anziano signore pur non avendo mai ricevuto un riconoscimento ufficiale per la sua grande carriera nel cinema, si rende conto che il premio più importante è l’appoggio dei fan e di chi ricorda il suo lavoro.

Quando la figlia Katherine Wallach ha annunciato, qualche ora fa, la sua morte è ancora l’affetto del pubblico la più grande dimostrazione del suo successo e del suo impatto sulla settima arte.

Corinna Spirito

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