Addio a Mario Perniola, uno dei maggiori studiosi italiani di estetica. Nato ad Asti nel 1941, il noto filosofo è morto ieri a Roma. Teorico dell’arte contemporanea, Perniola era ordinario di Estetica all’Università Tor Vergata di Roma e dirigeva il Centro di Studio e di Documentazione “Linguaggio e pensiero” e la rivista di studi culturali e di estetica “Agalma”. Da poco, inoltre, era stato pubblicato il suo ultimo libro, “Estetica italiana contemporanea”, edito da Bompiani.
All’Università di Torino – dove Perniola si è formato sotto la guida del maestro Luigi Pareyson – ha conosciuto due grandi pensatori della sua generazione, come Gianni Vattimo e Umberto Eco. Professore di Estetica all’Università di Salerno dal 1970 al 1983, Perniola è stato anche “visiting professor” in molte università straniere e centri di ricerca, in Francia, Danimarca, Brasile, Canada, Giappone, Stati Uniti e Australia. Le sue opere sono state tradotte in molte lingue, anche orientali.
Mai banale nelle sue interpretazioni, il filosofo piemontese ha indagato tematiche e ambiti differenti, dall’arte alla letteratura, passando per la sociologia della comunicazione. Con un obiettivo preciso: cercare sempre di fornire una chiave di lettura insondata, originale. Celebri, in tal senso, i suoi scritti sull’arte, come “Il Sex appeal dell’inorganico”, “L’arte e la sua ombra” e “L’arte espansa”. Molto attuali anche gli studi sul mondo dei media, da “Contro la comunicazione” a “Miracoli e traumi della comunicazione”.
Perniola ha inoltre collaborato con diversi giornali e riviste, come “Repubblica” e “Nuovi argomenti”. Sul fronte politico, invece, da giovane è stato in contatto con l’Internazionale Situazionista guidata da Guy Debord, mentre nel 1968 ha preso parte alle contestazioni del Maggio francese. Da ricordare, all’interno della sua vasta produzione, anche l’attività letteraria, culminata con il romanzo “Tiresia” (l’indovino che nel mito greco viene trasformato da uomo in donna) e con la recente raccolta di racconti “Del terrorismo come una delle belle arti”.