Il coronavirus ha portato via lo scrittore cileno Luis Sepúlveda. Aveva 70 anni ed è morto oggi nell’Ospedale Universitario Central de Asturias, nella città spagnola di Oviedo, dove era stato ricoverato a fine febbraio dopo avere contratto il Covid-19. L’infezione gli era stata diagnosticata dopo il suo ritorno dal festival della letteratura Correntes d’Éscritas, tenutosi a Póvoa de Varzim, in Portogallo.
Nella sua carriera, Sepúlveda aveva scritto oltre 25 libri, in gran parte romanzi, a partire da “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” del 1989, con cui aveva conquistato l’interesse dei lettori di tutto il mondo e il Premio Tigre Juan.
Della sua produzione si ricordano anche libri di viaggio, saggi, sceneggiature e alcune favole, tra cui “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (pubblicato nel nostro Paese nel 1996 da Salani) che ha ispirato il film d’animazione “La gabbianella e il gatto”.
Lo scrittore aveva vinto anche il Premio Primavera de Novela nel 2009 con “L’ombra di quel che eravamo”, grazie alla capacità, attraverso le sue parole, di conoscere le grandezze e miserie della storia del Novecento.
Nelle sue opere amava “dare voce a chi non ce l’ha”, rivolgendosi anche ai più piccoli. Lo scrittore era infatti atteso in Italia a marzo per parlare al festival dei piccoli e medi editori “Più libri più liberi”, cancellato a causa della pandemia.
Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017. Lasciò il Cile nel 1977 e visse per diversi mesi in Brasile, Paraguay e Nicaragua. Nel 1978 si era trasferito in Europa, andando a vivere ad Amburgo, in Germania, mentre dal 1996 viveva a Gijón, nelle Asturie, in Spagna.