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Addio a Alain Resnais, uno dei padri della Nouvelle Vague

di Corinna Spirito03 Marzo 2014
03 Marzo 2014

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Alain Resnais è morto sabato notte, nella sua casa di Parigi, lasciando nel mondo del cinema un vuoto irreparabile. Il cineasta francese ha avuto una vita piena e lunga ma, anno dopo anno, sembrava sempre pronto a regalare qualcosa di nuovo ai suoi spettatori. Ce lo dimostra l’ultimo premio vinto, solo tre settimane fa, al Festival di Berlino: alla veneranda età di novantuno anni, Alain Resnais ha ricevuto, per il suo ultimo film, “Aimer, boire et chanter”, l’Alfred Bauer Prize, ossia il premio per la pellicola che apre nuove prospettive nell’arte cinematografica. Mentre il suo corpo invecchiava, la sua mente rimaneva giovane, fresca, creativa e il suo spirito continuava ad andare controcorrente così come aveva sempre fatto.

Alain Resnais si avvicinò al mondo del cinema a quattordici anni quando iniziò a girare documentari alternando cortometraggi a lungometraggi; la fama però arrivò solo nel 1959 con la sua prima pellicola di finzione “Hiroshima mon amour”, in cui racconta il passato e il presente, la guerra e la pace, attraverso la storia d’amore tra un’attrice francese e un architetto giapponese. Da quel momento Resnais diventò, al pari di Truffaut e Godard, uno dei principali rappresentati di quella corrente cinematografica conosciuta come Nouvelle Vague; eppure l’essere individuato all’interno di un genere prestabilito non lo limitò mai. Dopo una serie di film quali “L’anno scorso a Marienbad”, “Muriel, il tempo di un ritorno” e “La guerra è finita” decise di rinnovarsi ancora realizzando nel 1993 una scommessa come “Smoking/No Smoking”, pellicola sperimentale formata da due film gemelli che è possibile vedere nell’ordine che si preferisce; e tentando un genere completamente diverso da tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento, il musical “Parole, parole, parole”.

L’unica costante del suo cinema fu la scelta di utilizzare la finzione per raccontare il reale, culminata nel suo testamento artistico, “Aimer, boire et chanter”, gli ultimi momenti di un uomo visti dal punto di vista degli amici e dei parenti radunati intorno al suo capezzale che si trova sul palcoscenico di un teatro.

Corinna Spirito

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