SESTO SAN GIOVANNI – Proseguono le indagini sulla morte di di Alexandra Garufi, all’anagrafe Davide, la tiktoker di 21 anni trovata senza vita nella sua abitazione di Sesto San Giovanni, a Milano. Al vaglio degli investigatori le chat, gli account social e il cellulare della giovane che, stando alle prime informazioni e testimonianze, era vittima di bullismo online e insulti omofobi.
Gli inquirenti non escludono quindi l’implicazione di terze persone che potrebbero aver spinto Garufi a compiere il gesto estremo. Tuttavia, il procuratore della Repubblica di Monza Claudio Gittardi ha chiarito che le indagini relative alle responsabilità di terzi nel portare il giovane a togliersi la vita, “non sono collegate ai messaggi apparsi sui social media, dove il 21enne aveva raccontato la sua esperienza di transizione di genere”.
Il giovane, che aveva intrapreso un percorso di transizione di genere, raccontava la sua storia e le sue difficoltà sui social media, in particolare TikTok, dove aveva un seguito di migliaia di follower. Proprio su questa piattaforma si era trovato a fronteggiare una valanga di commenti offensivi.
Le indagini: chat e cellulare sotto la lente degli inquirenti
Gli inquirenti stanno ora analizzando il cellulare i profili social di Davide, alla ricerca di elementi utili a ricostruire gli ultimi giorni di vita del ragazzo e individuare eventuali responsabili. L’obiettivo è capire se qualcuno abbia istigato o indotto Davide al suicidio, sfruttando la sua fragilità e il suo stato di sofferenza. La Procura di Monza ha aperto un fascicolo di inchiesta per omessa custodia di arma da fuoco e istigazione al suicidio.