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MONTECASSINO /Per salvarsi dalle bombe, il Tesoro di San Gennaro trovò rifugio anche nell’abbazia

di Anna Bigano11 Febbraio 2014
11 Febbraio 2014

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Creduta riparo sicuro dagli attacchi bellici, durante il secondo conflitto mondiale l’abbazia di Montecassino ospitò capolavori e opere d’arte di ogni genere. Vi transitò anche il Tesoro di San Gennaro, la ricchissima collezione di oltre 21mila pezzi (fra gioielli, sculture, arredi sacri e altri oggetti preziosi) donati dai napoletani al loro patrono e amministrati fin dal 1601 da un ente laico, la Deputazione della Real Cappella, a rappresentanza dell’intera città. Fino al 2 marzo, circa ottanta di questi pezzi sono protagonisti a Roma della mostra a Palazzo Sciarra “Il Tesoro di Napoli, i capolavori dal Museo di San Gennaro”, che ha attratto finora più di duemila visitatori al giorno e si prepara a fare tappa al Musée Malliol di Parigi.

Nel corso di oltre sette secoli di storia, questa è soltanto la seconda volta che il Tesoro esce dalla sua città. I bombardamenti del 1943 avevano danneggiato il Duomo di Napoli e fatto temere il peggio: per questo, nel maggio dello stesso anno, fu deciso il trasferimento a Montecassino.

Pochi mesi dopo, il 15 febbraio – esattamente settant’anni fa – l’abbazia veniva rasa al suolo dalle bombe alleate. Il Tesoro, tuttavia, era già stato spostato nella Capitale l’ottobre precedente. «Lo trasportarono i tedeschi in casse anonime, con la generica dicitura “Oggetti privati del monastero”. Nessun riferimento ai gioielli lì contenuti, come misura precauzionale», racconta Paolo Iorio, curatore del Museo del Tesoro di Napoli.

 

Finita la guerra, i napoletani iniziarono a chiedere la restituzione del Tesoro, ma né il Vaticano, né le forze dell’ordine italiane, né tantomeno gli alleati volevano farsi carico di un trasporto tanto rischioso. Si offrì allora un palombaro arricchitosi con il mercato nero, Giuseppe Navarra, “‘o re di Poggioreale”, che viaggiò per mesi di notte, lungo gli Appennini, in modo da evitare i briganti e gli sbandati che infestavano le strade. Intanto, raccontano i documenti, a Napoli il cardinale Alessio Ascalesi si prendeva a schiaffi davanti alla Deputazione per essersi fidato di un personaggio tanto ambiguo. Il quale, tuttavia, si presentò inaspettatamente la sera del 26 gennaio 1947 con il prezioso carico al completo, peraltro chiedendo di devolvere ai poveri la ricompensa che gli sarebbe spettata. «Una specie di Robin Hood», commenta Iorio: «E’ straordinario come, nonostante le sue vicissitudini, il Tesoro sia rimasto intatto per secoli. Persino la famiglia Bonaparte, che ha razziato in tutta Europa, non ha portato via nulla, anzi, ha donato oggetti di valore inestimabile. È questo, forse, il vero miracolo di San Gennaro».

 

 

 

 

 

 

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