Rcs alla fine non ha saputo resistere all’ultima offerta per Rizzoli Libri – pari a 127,5 milioni di euro – di Mondadori, dando così vita alla titanica “Mondazzoli”, detentrice, ora, di un terzo del mercato editoriale italiano. Quando cominciarono a girare le prime voci circa l’acquisizione, fu immediata la reazione degli intellettuali e non. Indignazione, risentimento e voglia di preservare la libertà di pubblicare e di leggere (in un paese dove circa il 60 per cento degli abitanti non legge neppure un libro all’anno), questi i capisaldi della protesta, ma tanto si è fatto che l’acquisizione è avvenuta lo stesso.
Inizialmente il prezzo dell’operazione ammontava a 135 milioni di euro, ma Mondadori, assumendosi gli eventuali rischi di un’accusa di abuso di posizione dominante, è riuscita a strappare uno sconto fino a 127,5 milioni di euro. L’azienda controllerà una quota di mercato superiore al 35%, che potrebbe sfiorare il 40% con un fatturato stimato in 500 milioni di euro su un mercato, quello italiano, che ne vale 1,2 miliardi.
Unico vero freno alla firma dell’accordo per la nascita della “Mondazzoli” era il nodo Antitrust. La nuova società leader in Italia nel settore dell’editoria, che ha nella sua scuderia Rizzoli, Bompiani, Fabbri, Einaudi, Piemme, Mondadori stessa, solo per citarne alcune, detiene, infatti, oltre il 35% del mercato e rischia di incorrere in un cartellino giallo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. La nuova “azienda”, infatti, potrebbe essere ritenuta un po’ troppo grande per il mercato nostrano: l’Antitrust potrebbe quindi chiedere la cessione di alcuni marchi per riequilibrare il panorama. Tuttavia è possibile che il Garante prenda in considerazione il fatto che la “Mondazzoli” non risulti un gigante altrettanto potente nel panorama internazionale.
Umberto Eco e altri 47 scrittori e autori (tra questi Franco Battiato, Ginevra Bompiani, Pietrangelo Buttafuoco, Andrea De Carlo, Roberta De Falco, Dacia Mariani,) mesi fa siglarono un appello contro la fusione sostenendo che “un mastodonte del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, relegherebbe in un cantuccio le piccole case editrici” e renderebbe ridicolmente prevedibili – anche se tra tutti è l’elemento più trascurabile – i premi letterari (Premio Strega già afflitto dal problema). Già è dura per gli autori, come hanno denunciato gli intellettuali, guadagnarsi un posto e restare in libreria, figurarsi farlo all’interno di un’impresa così ramificata, dove la sopravvivenza di un libro è data solo e unicamente dalla sua capacità di rendere profitti e non dal suo valore intrinseco.
Però, dal punto di vista dell’azienda, è anche vero che nel 2015, è necessario, quasi obbligatorio, iniziare a costruire posizioni imprenditoriali europee e globali e non più nazionali, in grado di reggere le sfide e le competizioni mondiali; se non ci si adoperasse in tal senso l’imprendotoria italiana si condannerebbe ad una costante retrocessione e questo vale anche in un settore culturale come quello dell’editoria.
Quanto attuato da Mondadori al momento non lo si può giudicare; bisognerà attendere ancora qualche anno e vedere come si evolverà la situazione.
Renato Paone