“Abbiamo ascoltato alcune donne che accusavano il presidente prima delle elezioni. E penso che ogni donna che si è sentita violata o maltrattata abbia tutto il diritto di parlare”. Sono queste le parole dell’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Nikki Haley rilasciate all’emittente americana Cbs, e che mantengono alta la tensione sul sexgate, dopo le settimane di polemica e condanna dopo le molestie del caso Weinstein, e che da Hollywood si sta allargando in tutti gli ambienti della società americana, politica inclusa.
Durante la campagna elettorale del 2016 infatti alcune donne si fecero avanti, dichiarando di essere state oggetto di molestie da parte dell’allora futuro Presidente degli Stati Uniti e all’epoca “solo” uomo d’affari. Fra loro Summer Zervos, che partecipò come concorrente allo show televisivo “The Apprentice” e che vedeva coinvolto anche il Commander in chief in versione businessman. Zervos nel 2016, denunciò di essere stata aggredita da Trump nel 2007, in un albergo di Beverly Hills. Il Tycoon – secondo il suo racconto – tentò di baciarla e di toccarla nelle parti più intime.
Si aggiunge alle vittime di molestie presidenziali anche la ex-conduttrice di Fox News Juliet Huddy, che all’epoca dei fatti stava discutendo di un suo coinvolgimento nel succitato show televisivo: nel racconto della Huddy, dopo un pranzo di lavoro alla Trump Tower, “invece di baciarmi sulla guancia tentò di baciarmi sulle labbra”. La stessa ha dichiarato: “Non mi sono sentita offesa, era più tipo «Oh mio Dio»”
Lo stesso Trump, inconsapevolmente, venne registrato mentre confessava come atteggiamenti sessuali fossero tollerati nell’ambiente del così chiamato «showbiz»: “Quando sei una star, le donne te lo lasciano fare. Puoi fare ogni cosa. Afferrarle nelle parti intime, ovunque”.
In questo clima si inserisce la decisione della rivista Time di premiare come personalità dell’anno il movimento anti molestie #MeToo.