È iniziato ieri il processo a Ratko Mladic, ex-generale serbo ormai settantenne. Il militare era stato arrestato il 26 maggio2011 in Serbia dopo 16 anni di latitanza, ed è imputato di 11 capi di accusa: due per genocidio, quattro per crimini di guerra, e cinque per crimini contro l’umanità commessi dai suoi soldati durante il conflitto in Bosnia del 1992-1995.
Entrando in aula sorridente ha fatto il gesto del pollice in alto, e poi si è messo una mano sulla gola in segno di minaccia contro una donna del pubblico. A denunciare il gesto è stata Munira Subasic, che guida l’organizzazione delle Madri di Srebrenica.
I fatti di Srebrenica. Il massacro di Srebrenica è sicuramente uno dei capi d’accusa principali. La città (il cui nome significa miniera d’argento) si trova nella Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina al confine con la Serbia, in una zona ricca di stabilimenti termali, e nel luglio del 1995 fu teatro di uno degli stermini più efferati di tutto il conflitto nell’ex-Jugoslavia. Le forze armate guidate dal generale Mladic uccisero 8000 giovani musulmani nell’enclave che era posta sotto protezione dell’Onu.
Il 26 febbraio 2007la Corteinternazionale di giustizia dell’Aia nella sentenza d’appello del tribunale, letta dall’inglese Rosalyne Higgings, ha definito il massacro come genocidio perché “condotto con l’intento di distruggere in parte la comunità bosniaco-musulmana della Bosnia-Erzegovina”, senza però ritenere responsabili né lo stato del Montenegro, che era diventato indipendente solo nel 2006, néla RepubblicaSerba.
Il 31 marzo 2010 il parlamento della Serbia ha approvato in una lunga discussione la condanna il massacro (senza definirlo genocidio) e chiede scusa per le vittime.
L’imputato principale. Il presunto genocida è accusato di aver fatto parte di una “impresa criminale comune” finalizzata a cacciare per sempre i bosniaco-musulmani e i croato-bosniaci dal paese”. Il procuratore Groome ha aperto le dichiarazioni dell’accusa – come evidenzia Giuseppe Vittori sull’”Unità” di oggi – concentrandosi sui soli presunti crimini commessi da Mladic in Bosnia, omettendo gli eventuali reati contestabili in territorio croato. Il punto forte dell’accusa è che “quando Mladic e le sue truppe uccisero migliaia di persone a Srebrenica erano già abituati e ben preparati a commettere omicidi”. Il processo potrebbe durare tre anni, e l’udienza successiva è fissata per il prossimo 29 Maggio.
Gli accordi di Dayton. Il 21 novembre 1995, con gli accordi di Dayton, stipulati nello stato dell’Ohio e poi formalizzati a Parigi, con cui si pose fine alla guerra civile nello stato del Montenegro, venivano infatti sancite le frontiere di due diverse entità: la Federazione croato-musulmana che detiene il 51 % del territorio bosniaco e l’entità serba della Bosnia-Erzegovina (Srpska), diversa dalla Serbia.
Una voce importante nel contratto è la possibilità da parte dei profughi di rientrare nel proprio paese d’origine, facilitando le possibilità di cooperazione fra gli stati che hanno sottoscritto l’accordo.
Domenico Mussolino