“Un Dios prohibido” di Pablo Moreno vince la V edizione dell’International Catholic Film Festival” come miglior pellicola. La storia del martirio di 51 religiosi all’inizio della guerra civile spagnola è stata premiata dalla giuria internazionale presieduta quest’anno dal produttore austriaco Norbert Blecha. A consegnare l’ambito riconoscimento, il “Pesce d’Argento 2014,” premio ispirato al primo simbolo cristiano, è stata Liana Marabini, la cineasta che ha ideato questa manifestazione per dare spazio ai produttori e a registi che promuovono modelli positivi e valori morali universali. 1600 erano le pellicole cattoliche candidate, provenienti da 120 Paesi e sette i premi in palio: miglior film, miglior documentario, miglior cortometraggio, migliore attrice/attore protagonista e migliore regista.
Se la Spagna ha dominato nel settore “pellicole dell’anno” anche l’Italia si è fatta onore. “Cercavo qualcos’altro” di Alessio Rupalti ha vinto infatti come miglior cortometraggio. La storia è semplice, tutta incentrata sull’importanza dei rapporti umani, familiari. Il giovane regista punta i riflettori su una coppia sposata, sul loro forte legame basato sulla solidarietà e sulla comprensione, valori che oggi si stanno perdendo. “Il cortometraggio – ha raccontato Rupalti in un’intervista esclusiva a “Lumsanews” – nasce dalla mia esperienza romana, dall’ allontanamento dalla mia città natia, Genova, che ha fatto sorgere in me delle domande sull’importanza della famiglia, degli amici, sul valore che hanno queste persone nella vita di ognuno di noi. Ti rendi conto del loro valore solo quando non li hai vicino”. E nel corto ha voluto raccontare proprio questo, di quanto a volte può fare la differenza una parola in più nei confronti di un amico e una comprensione maggiore da parte di una moglie. “Forse ho vinto – ha continuato il giovane regista – perché il messaggio che volevo trasmettere arriva subito. Già dalle prime inquadrature si capisce lo stato tormentato del protagonista e la moglie che dopo tanti anni di matrimonio è lì vicino ad aiutarlo senza fargli domande”. Al momento di ricevere il premio, Alessio Ruplati non ha nascosto la sua emozione. “Sono commosso – ha confidato – perché è il primo premio che ricevo da Roma per il primo corto che ho girato a Roma. A livello tecnico mi sono ispirato alla “Miglior offerta” di Tornatore. Ho iniziato a girare poco dopo aver visto questo film e mi sono avvalso di collaboratori che avevano lavorato con lui”.
“Grazie anche al nostro Festival – ha dichiarato la presidente Liana Marabini – siamo riusciti nell’intento di far apprezzare i film cattolici, di farli distribuire a livello internazionale e di farli programmare nelle sale cinematografiche e nelle reti televisive. Il cinema è un mezzo potente per portare il Verbo anche nei cuori che non ce l’hanno”. E “Cercavo qualcos’altro” è proprio questo: una pellicola che vuole educare e sensibilizzare. “Mi piace trattare tematiche sociali che la Chiesa stessa esalta e che vanno a toccare le corde sensibili dell’animo umano”, ha concluso Rupalti.
Il miglior documentario è “Voyage au coeur du Vatican” di Stéphane Ghez, un affascinante itinerario di scoperta, dalla Basilica di San Pietro alla Cappella Sistina, dalla Biblioteca Vaticana al Palazzo Apostolico attraverso immagini di altissima qualità, realizzate con l’ausilio di droni, che permettono di raggiungere angoli e dettagli altrimenti invisibili all’occhio umano.
Juliet Stevenson è stata invece premiata per aver magistralmente interpretato Madre Teresa in “The Letters” dove a ricevere il Pesce d’Argento è stato anche William Riead come miglior regista.
Cala quindi il sipario sull’edizione 2014 della più importante rassegna sui film cattolici. Una data importante perché ricorre il 150mo della nascita di uno dei fratelli Lumière. “Da allora è iniziata un’avventura – ha osservato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura che fin dalla nascita del premio nel 2010 gli ha accordato l’Alto patronato – che ha una data più nota, il 1895, quando per la prima volta apparvero su un lenzuolo delle immagini in movimento. L’anno successivo entrò in Vaticano una troupe per ritrarre Papa Leone XIII che passeggiava nei Giardini Vaticani. Nel 1897 furono mandati dei tecnici per riprendere lo stesso Papa che dava la benedizione. Questo fu l’inizio quasi assoluto del legame tra la Chiesa e il cinema”.
Maria Lucia Panucci