Michele Mirabella “da vagabondo delle biblioteche”,è intervenuto al convegno organizzato dal professor Paolo Martino, docente di glottologia e linguistica presso l’università LUMSA, dal titolo “La croce, una notizia per l’uomo di oggi”.
Il personaggio televisivo ha sottolineato l’ importanza della croce sotto un profilo comunicativo: essa è un segno che comunica un’identità forte, che non si piega ai paradigmi e alle etichette della modernità. La croce rappresenta nella sua pienezza “l’amore gratis”, differente da quella che oggi viene definita solidarietà sociale, che, per quanto sia di vitale importanza per un sano sviluppo dei processi politici, non è minimamente paragonabile all’amore gratuito (in latino si definisce gratia) in quanto la realizzazione di un’insieme di transazioni finanziarie con la finalità di migliorare le condizioni di vita dei soggetti economicamente in difficoltà è consumabile con una stretta di mano.
Secondo Mirabella la croce è il simbolo per eccellenza. L’imperatore Costantino è stato definito “semiologo” perché ha intuito la forza comunicativa di questo simbolo, pur non comprendendo a pieno l’ampiezza del suo mistero. La consapevolezza che nella storia qualcosa stava cambiando in modo irrevocabile e che quel simbolo fosse il motore di questa rivoluzione, ha dato la possibilità all’imperatore di affermarsi politicamente ed essere traino di una svolta epocale della storia d’occidente.
“La parola simbolo deriva dal greco σύμβολον, che significa “mettere insieme ciò che è distinto” e si contrappone a Διάβολος che significa “l’accusatore, colui che divide” così il conduttore televisivo sottolinea la funzione escatologica di questa parola che è già evidente sotto il profilo semiotico. La croce, a questo proposito, è il simbolo per eccellenza: i due assi che la compongono assumono un significato aggregante nel momento in cui essi si uniscono formandola. In virtù di questa sua semplicità e forza nello stesso tempo, essa si impone come simbolo dei simboli. La sua forza è testimoniata ad esempio dall’erronea percezione che si ha della croce rossa. Quella croce, contrariamente al senso comune, non si riferisce alla simbologia cristiana, ma alla bandiera svizzera, che non ha nulla di cristiano, in quanto fa riferimento ai quattro cantoni. Tale caso specifico è illuminante per descrivere la forza prorompente di questo simbolo.
Mirabella ha concluso con un simpatico e profondo aneddoto della sua vita. Egli rimaneva perplesso quando da bambino sua madre gli chiedeva di “farsi il segno della croce”, perché non ne capiva il senso:”Cosa gli importa a Dio se me lo faccio o meno?”. La risposta bonaria e profonda della donna fu eloquente “A lui niente, ma tu ne hai bisogno”. La croce sottolinea con dolcezza un’appartenenza che nella maggior parte dei casi si realizza in piccoli gesti e parole affettuose piuttosto che in una complessa speculazione sui massimi sistemi.
Alessio Perigli