Sara e Marco sono nomi di fantasia perché Sara ha chiesto di non farsi riconoscere. Suo fratello è un hikikomori da 4 anni ma non capisce il perché. Sa solo che dal giorno in cui lo è diventato la loro vita è cambiata. A Lumsanews ha raccontato le tappe del suo disturbo, la situazione che vive costantemente e il rapporto che il giovane ha con sé stesso, la famiglia e gli amici.
Sara, tuo fratello Marco è un ragazzo hikikomori. Mi racconti la tua esperienza?
“È iniziato tutto 4 anni fa, quando è tornato dall’esperienza in Marina da cui si è ritirato spontaneamente. È sempre stata una persona non molto socievole però usciva con i suoi amici di tanto in tanto, normalmente. Quando è rientrato dalla Marina invece è cambiato. Non abbiamo mai capito cosa sia successo lì, perché non ci ha mai raccontato nulla. L’unica spiegazione che ci siamo dati è che sia successo qualcosa che lo ha spinto a chiudersi. Ha iniziato a non uscire più, a chiudersi nella sua stanza e gli unici acquisti che ha fatto da quando è rientrato sono stati un computer, che ha costruito lui pezzo per pezzo, e videogiochi. È sempre stato appassionato di videogiochi ma mai come in questi ultimi 4 anni. Ha iniziato a mangiare in camera e a portarsi cibo spazzatura. L’unica cosa che lo portava a uscire era andare al supermercato e comprare patatine e Coca cola, perché mia madre si rifiutava di comprarglieli, nonostante lui chiedesse solo quelli, perché mangiava solo quelli. C’è stato un periodo in cui abbiamo cercato di non cucinare nulla, per vedere se si muovesse lui ma lo fa poco e male, nel senso che ha bisogno di aiuto, non sa muoversi, ha bisogno di una persona affianco, quindi poi finisce che mia madre prepara qualcosa e gliela porta in stanza. A volte proviamo a chiamarlo per cena e lui esce dalla stanza dopo due ore chiedendo se sia pronto, perché non si accorge del tempo che passa. A proposito di questo, per esempio, va in doccia e ci sta 2 o 3 ore e quando glielo facciamo notare dice “no ci sarò stato massimo mezz’ora”. Ha perso completamente la cognizione del tempo”.
Anche i suoi ritmi di veglia e sonno sono sfasati quindi…
“I ritmi del sonno non esistono più. Lo incontro alle 8 di mattina e mi da la buonanotte per poi svegliarsi alle 18. È un circolo vizioso”.
Qual è la sua giornata tipo?
“Si alza, gioca, mangia quello che gli va, quando gli va, e dorme. Finisce la dispensa durante la notte perché quelle poche volte che mangia ciò che cucina mia madre non gli basta, perché non sappiamo cosa vuole e quanto ne vuole”.
Si fa aiutare in qualche modo?
“No. Abbiamo consultato uno psicologo, che è stato con noi un anno, però in questo percorso mio fratello non ha partecipato. La prima a parlarci è stata mia madre, perché alla fine la situazione è diventata un disagio per tutta la famiglia non più solo per lui, e quindi lo psicologo ha chiesto di vedere prima mia madre e me da sole e poi di parlare con mio padre e mio fratello. Mio fratello però si è sempre rifiutato. Una volta lo psicologo è venuto a casa, mio fratello si è chiuso in bagno, non voleva vederlo, è uscito dopo un’ora e mezza ed è scappato di casa per non incontrarlo”.
E quando è rientrato?
“Non abbiamo più affrontato il discorso perché non ha mai voluto farlo e si è chiuso di nuovo nella sua stanza”.
Tuo fratello quindi non crede di avere un problema?
“Esattamente”.
E i suoi amici? Qual è il suo rapporto con loro?
“Gli amici di una vita citofonano per ore chiedendogli di uscire ma non se ne parla. Piuttosto li fa salire per poco tempo e gli fa vedere i suoi giochi, ma poi anche loro rinunciano a parlargli perché non vuole categoricamente”.
E con la famiglia com’è il rapporto?
“Sono stata io ad aprire gli occhi ai miei genitori sul problema di mio fratello, perché entrambi presi dal lavoro e dai mille pensieri non credevano fosse un problema così grave. I miei genitori sono separati. Con mia mamma parla poco e quando lo fa ne nasce un conflitto. Abbiamo provato a parlarci in ogni modo ma non c’è verso. Mio padre invece è completamente escluso, non lo vede, sa che problemi ha ma non ci parla. Ho provato spesso a chiedere aiuto a lui e alla sua compagna, ma senza risultati. Io invece sono l’unica a cui mio fratello parla più serenamente, anche se da quando sono cresciuta siamo molto in disaccordo. Quando gli chiedo del suo futuro mi risponde che non devo pensarci, che lui sa quello che fa e che io sono piccola per capire. Purtroppo studio lontano da casa e non abbiamo contatti, quando rientro però è più sereno, allontana più spesso la sua attenzione dai giochi per rivolgerla ai discorsi con me, a volte sembra anche più propenso ad uscire, ma tutto questo dura al massimo per due giorni, poi torna nella sua stanza”.