Non è un Paese per giovani. All’inizio degli anni ’80 i minori in Italia erano quasi 15 milioni, oggi sono meno di 10. La percentuale sulla popolazione totale si è ridotta da circa un quarto al 16,2% odierno. È quanto emerge da uno studio di Openpolis con l’impresa sociale Con i bambini. Questo è dovuto in parte all’allungamento della speranza di vita, ma anche alla riduzione del tasso di natalità. Il vero crollo del dato sui minori c’è stato negli anni ’90, quando il numero è sceso a circa 10 milioni, ma da allora la popolazione complessiva è cresciuta. Infatti nei decenni successivi, nonostante alcune oscillazioni, il numero di minori in Italia si è stabilizzato su questa cifra.
In base ai dati Eurostat, nel 2011 la popolazione dell’Ue era di circa mezzo miliardo di persone. Di queste poco meno di un quinto, il 19%, erano minorenni. Una percentuale molto variabile tra i diversi Paesi. In cima alla classifica degli Stati con più minori a quella data risultavano Irlanda (25% di minori), Francia (22,2%), Danimarca (21,8%), Regno Unito (21,3%) e Paesi Bassi (21%). Il Paese con meno bambini e adolescenti nel 2011 è la Bulgaria, seguita da Germania e Italia. La differenza in punti percentuali è -2,6 tra la presenza di minori in Italia e in Ue.
Passando alle regioni italiane, i dati del 2018 mostrano che quelle dove vivono più minori sono Trentino Alto Adige, Campania e Sicilia. Allo stesso tempo però è proprio nelle regioni del Sud che si sono registrati i cali di popolazione giovanile più significativi tra 2012 e 2018. Infatti in Campania risiedevano oltre 1,1 milioni di ragazzi e ragazze con meno di 18 anni nel 2012, oggi sono scesi a poco più di un milione (-6,74%). In Sicilia sono passati da 910mila a 859mila (-5,66%). In altre regioni meridionali il calo è stato persino più netto, come in Basilicata e Molise, dove l’abbassamento supera il 9%. Solo quattro le regioni che hanno visto un aumento del dato: si tratta di Lazio (+4,98%), Emilia Romagna (+2,69%), Lombardia (+1,6%) e Toscana (+1,25%).