Tenere insieme i diritti di chi ospita e di chi è ospitato. E’ questo il senso del discorso del ministro dell’Interno, Marco Minniti, alla Summer School di Confartigianato. Quella che va inseguita è a suo dire “una strategia complessa”, visto il “carattere epocale” della sfida. Parte di questa strategia deve essere la collaborazione con i Paesi di provenienza dei migranti. “Io – ha ricordato Minniti – ho incontrato 14 sindaci delle città libiche più interessate dai traffici di uomini, da Zuwarah a Sabrata e ho detto loro: ‘impegnatevi con noi a stroncare il traffico e non ci impegniamo con voi a costruire un circuito economico alternativo’: si va dalla costruzione di ospedali, parchi ed altro”.
Sulla sicurezza mostra in pieno il suo ruolo di primo garante del Paese. “Quando ho parlato di rischio per la tenuta democratica del Paese in riferimento agli arrivi di migranti, non so se ho esagerato nel mio timore, ma tra il sapere se ho esagerato o no preferisco non avere la controprova”, afferma.
E sui dissidi che tali dichiarazioni avevano provocato con Andrea Orlando, dice di essersi completamente chiarito con il ministro della Giustizia. “Il processo – ha sottolineato – deve tenere insieme il diritto di chi accoglie e quello di chi è accolto. Una democrazia ascolta entrambi i diritti. Se invece si dà l’impressione di ascoltare più un diritto rispetto all’altro si produce qualcosa che non funziona e crea tensione nel tessuto sociale”.
Inoltre, alle ONG chiede maggiore rigore: “Un Paese che rispetta la sicurezza dice loro di continuare ad operare ma con un codice che abbia come obiettivo la sicurezza dell’Italia, perché tutti i salvati vengono portati in un solo Paese, il nostro”.
Per quanto riguarda l’accoglienza, pone l’accento sulla mancata integrazione. “Se esaminiamo gli attentati avvenuti nel nostro Continente, da Charlie Hebdo in poi – ha rilevato il ministro – vediamo che sono stati commessi da figli dell’Europa, non da persone che provenivano dalla Siria o dall’Iraq. Figli di un’insufficiente integrazione. Per questo sottolineo sempre che il limite dell’accoglienza è la mancata integrazione”. A tal proposito, ha ringraziato le forze dell’ordine per aver evitato attentati nel nostro Paese e lodato il patto con l’Islam sottoscritto con le comunità qui presenti.
Particolare deve essere, prosegue, l’attenzione sul diverso concetto di rapporto uomo-donna che le diverse culture possiedono. “Integrazione significa far capire che i valori della parità tra i sessi, frutto di battaglie dei movimenti delle donne, sono irrinunciabili”. Frasi, queste, pronunciate mentre spiegava il piano nazionale per l’integrazione che il Viminale si appresta a varare entro un paio di settimane.
Comunque, ferma rimane la sua difesa dello ius soli. “Un Paese che non costruisce muri ma governa i flussi e crea integrazione deve avere il coraggio di dare la nazionalità a chi è nato qui da genitori che soggiornano regolarmente e lavorano”, ha detto.