“Abbiamo messo in piedi una grande infrastruttura protettiva per difenderci: uno scudo contro eventuali attacchi hacker sul voto. Non ci saranno condizionamenti alle elezioni”. Il ministro dell’Interno Marco Minniti, in una lunga intervista al quotidiano la Stampa, affronta il tema della sicurezza. L’occasione è quella del vertice G7, che si apre oggi, a Ischia, proprio sulle questioni scottanti della cyber-security, del terrorismo islamico e dei foreign fighter di ritorno da Raqqa.
Al centro delle preoccupazioni del Viminale l’incubo hacker, ma anche il rischio terrorismo e le possibili infiltrazioni di jihadisti sui barconi dei migranti. Minniti presenta per la prima volta l’infrastruttura realizzata dal ministero dell’Interno per vigilare e difendere il sistema elettorale da cyber-attacchi. Un vero e proprio scudo anti-hacker, messo a punto con la collaborazione dei servizi segreti e della polizia postale, “grazie anche all’aiuto di oltre 500 docenti di varie università italiane”, spiega il ministro, a difesa dello svolgimento regolare delle elezioni della prossima primavera. L’obiettivo è quello di evitare il ripetersi di scenari simili a quelli che hanno caratterizzato le elezioni americane, e poi il voto francese, in cui l’interferenza degli hacker ha gettato un’ombra sul voto, dando adito a possibili condizionamenti esterni alle urne.
Ma quella della stabilità del sistema elettorale non è l’unica preoccupazione che agita i sonni di Minniti. “Una parte dei foreign fighter dell’Isis che hanno combattuto a Raqqa – avverte il ministro – tenterà di tornare a casa. È questo uno dei temi che discutiamo al G7 di Ischia”. Sono migliaia i jihadisti in fuga dopo la liberazione di quella che era la capitale dello Stato Islamico in Siria, espugnata due giorni fa dalle forze di liberazione curdo-siriane della coalizione “Syrian Democratic Forces”.
Nel centro napoletano intanto la riunione dei ministri dell’Interno del G7 – presieduta da Minniti – punta al raggiungimento di un’intesa comune per bloccare le attività dei jihadisti sulla rete. L’obiettivo è quello di dare vita a un’alleanza tra governi e colossi del web – da Facebook a Google – per mettere fine al fiume della propaganda Isis online, ma anche per permettere alle intelligence dei vari paesi di ricostruire i movimenti di denaro delle organizzazioni terroristiche che sfruttano proprio le piattaforme online messe a disposizione dai giganti della rete. E fermare il fenomeno della radicalizzazione, che passa quasi per intero via internet – come ricorda lo stesso Minniti -, e in buona parte tramite gli stessi social network.