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Il mini-matrimonio arriva in Italia, ma il testo sulle unioni di fatto spacca i partiti a metà

di Elisa Mariella26 Giugno 2014
26 Giugno 2014

matrimonio-gay4-jpg-crop_displayÈ stato depositato ieri in Senato il testo di legge che andrebbe a parificare, se approvato, le unioni di fatto nel nostro paese. La relatrice Monica Cirinnà del Pd, ha infatti portato all’attenzione della Commissione Giustizia il documento che prevede una regolamentazione delle convivenze, generando caos e disappunto fra molti dei suoi colleghi politici. Precise prese di distanza ci sono state da parte dI Ncd (che ha presentato due sue proposte) ma anche all’interno dello stesso Pd.  Entrambe le parti, sottolineano come il testo della Cirinnà abbia un’impostazione troppo radicale, che va a favorire soprattutto le coppie omosessuali, discostandosi dal disegno di legge ipotizzato dal premier Matteo Renzi sull’argomento. «Noi ribadiamo la unicità della famiglia naturale unita in matrimonio, come dispone la Costituzione, quale sola destinataria di politiche pubbliche. Siamo favorevoli a una regolazione dei diritti e dei doveri dei conviventi ma non all’equiparazione alla famiglia naturale sulle politiche pubbliche», dichiara su Avvenire Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd.

Tra i punti critici del testo della Cirinnà il riferimento al “riconoscimento di figli di ciascuna delle parti dell’unione civile” ma anche “eventuali figli minori dell’unione fra persone dello stesso sesso”. La seconda affermazione è facilmente associabile a situazioni vietate dalla legislazione italiana, come l’affitto di uteri per procreare e nell’articolo 3 del testo presentato in Senato, si legge che le parole “coniuge”, “marito” e “moglie” si intendono riferite anche a persone dello stesso sesso.

Nell’editoriale di oggi a cura di Marco Tarquinio su Avvenire, si legge che «l’estensione di diritti e doveri del matrimonio a situazioni che per la condizione o la scelta dei contraenti non sono di natura matrimoniale, rappresenta una radicale attenuazione dell’istituto stesso». E ancora il testo della Cirinnà viene definito dannoso, rischioso e volutamente ambiguo, fatto da un legislatore male indirizzato e distratto, che mira a danneggiare il corpo sociale di riferimento.

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