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Il Pd scarica Corradino Mineo. “Non possono sostituirmi così, io non ci sto”

di Nino Fazio12 Giugno 2014
12 Giugno 2014

 mineo

Il Partito Democratico ha silurato il senatore Corradino Mineo, togliendolo dalla Commissione Affari costituzionali del Senato. Al posto dell’ex giornalista Rai – che sostituiva Marco Minniti, entrato al governo – è stato inserito in maniera permanente il capogruppo Luigi Zanda. Sostituito anche Vannino Chiti. Immediata la rivolta di 13 senatori Pd che si autosospendono dal gruppo democratico per protestare contro la sostituzione di Corradino Mineo e Vannino Chiti in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Invocano – ha detto in aula Paolo Corsini, deputato Pd e membro della Commissione – “un chiarimento necessario e urgente prima dell’assemblea di martedì 17 giugno” per quella che è “una palese violazione dell’articolo 67 della Costituzione” (che garantisce ai parlamentari il non vincolo di mandato, ndr.).
Quello che l’ufficio di presidenza del Pd motiva con la scelta di abolire definitivamente i sostituti temporanei in favore dei membri effettivi, in realtà, appare come una vera e propria epurazione. L’intento di Matteo Renzi è quello di ristabilire una maggioranza compatta all’interno della Commissione, in modo da agevolare il percorso delle riforme, ponendosi inoltre in una posizione di forza rispetto a Silvio Berlusconi. Il suo ruolo nella commissione si consolida, infatti, con Zanda e la conferma in maniera permanente di Maurizio Migliavacca – che sostituiva Vannino Chiti, divenuto Presidente della Commissione per l’Unione europea – e Roberto Cociancich, che sostituiva Luciano Pizzetti.
Mineo, appartenente alla corrente di Pippo Civati, era infatti critico nei confronti delle riforme, in primis di quella del Senato. Visti i numeri esigui – la differenza tra maggioranza e minoranza è solo di un voto – l’ex direttore di Rainews24 veniva percepito da Renzi come un pericolo interno.
“Non possono sostituirmi così, io non ci sto” – lamenta Mineo dalle colonne del quotidiano “la Repubblica” – e lascia trasparire tutto il suo disappunto: “Nessuno mi ha avvertito, mi chiedo a cosa serva, se a Renzi serva avere una commissione militarizzata”.
Anche i Popolari per l’Italia di Casini, seguendo la stessa logica della compattezza, hanno sfrattato dalla commissione il senatore Mario Mauro, che non l’ha presa proprio bene. “Se non ci si concepisce come il ‘Dudù’ di Renzi – denuncia l’ex ministro della Difesa – difficilmente si può partecipare a questo lavoro”.

Nino Fazio

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