Uno al giorno viene minacciato o intimidito. È questa la situazione degli amministratori locali in Italia. Solo negli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2017, sono stati 2182 gli atti di minaccia e violenza censiti dall’associazione Avviso Pubblico nel rapporto “Amministratori sotto tiro”.
Dal 2011, anno di uscita della prima edizione del rapporto in cui i casi censiti erano stati 212, gli atti intimidatori sono aumentati del 153%. Inoltre nel 2017, per la prima volta, il fenomeno ha coinvolto tutte le regioni italiane, 78 province e 314 Comuni facendo registrare un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.
I dati emersi sono stati illustrati ieri nel corso della presentazione del rapporto al Parlamento europeo organizzata dall’Intergruppo parlamentare ITCO: Integrità, Trasparenza, anti-Corruzione e anti-Mafia.
Claudio Forleo, co-autore del rapporto, ha sottolineato come negli ultimi cinque anni sia la Sicilia la regione più colpita dal fenomeno degli atti intimidatori ai danni degli amministratori locali, con 396 casi registrati. Seguono poi altre regioni meridionali dove la presenza mafiosa è storica: Calabria, Puglia e Campania. La prima regione del Centro-nord è invece il Lazio con 127 casi, seguito da Lombardia e Toscana. Il numero di intimidazioni al Centro-nord risulta inoltre essere aumentato in assoluto e in percentuale. In cinque anni si è passati dal 20% al 31% del totale di minacce e intimidazioni. Nessun territorio in Italia è quindi immune al fenomeno. “Governare la propria città è diventato un atto che sta assumendo sempre di più le caratteristiche di una sfida animata da un grande coraggio”, ha affermato Forleo.
Violenze e minacce contro gli amministratori locali risultano infine essere un fenomeno appartenente alla cronaca europea e non solo a quella italiana. Si ricordi l’uccisione del sindaco di Danzica Pawel Adamovicz, pugnalato a morte il 13 gennaio durante una serata di beneficenza.
