Matteo Renzi come Baglioni, da 100 si passa a 1000 giorni per le riforme. E mille giorni corrispondono a tre anni, su questo il premier sente di poter rischiare, ricordandolo all’Europa che continua a spingere sull’Italia, con la Bce a chiedere il saldo dei debiti maturati dal belpaese. È proprio questo il messaggio che Matteo Renzi lancia durante il discorso programmatico di fronte alle camere per il semestre europeo, tenutosi ieri a Bruxelles. Infonde coraggio ai suoi, agli italiani, “abbiamo mille giorni per farcela”, come un buon ct in un campo di calcio. Mille i giorni che il presidente del consiglio si prende per riformare il fisco, intervenire sulla Pubblica amministrazione, Welfare e sullo sblocca Italia. È necessario recuperare l’orgoglio, continua il premier, soprattutto per desiderare un futuro migliore bastato sulla possibilità di un cambiamento radicale.
Dopo i due discorsi tenuti prima alla Camera e poi al Senato, il messaggio del presidente del Consiglio appare chiaro: il semestre europeo non è solo il luogo dei vincoli e delle regole, ma anche il posto in cui poter vincere una sfida soprattutto culturale ed educativa. Nessuno “sconto di pena” per l’Italia dunque, che si impegna a saldare i propri debiti a patto che di essi non venga fatto un caso mondiale. Matteo Renzi però non dimentica anche gli altri temi caldi da affrontare con i big del continente: immigrazione e civiltà, che per il premier italiano vanno a braccetto perché «un’Europa che spiega al pescatore calabrese che non può pescare il tonno con una determinata tecnica ma poi quando ci sono i cadaveri si volta dall’altra parte, non è degna di chiamarsi Europa di civiltà».
Un atteggiamento più che positivo, che spinge il premier ad arrivare combattivo e pieno di voglia di fare. Alla quasi vigilia dell’inizio del semestre bianco italiano in Europa, nonostante i 100 giorni si siano tramutati in 1000 “di Renzi&riforme”, nonostante il passo più lento e pochi fuochi d’artificio che invece erano sembrati scoppiettanti all’inizio del suo mandato, Matteo Renzi non molla: d’altronde, prima o poi, uno su mille ce la fa.
