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Milano: tassisti italiani Vs app Uber

di Corinna Spirito20 Maggio 2014
20 Maggio 2014

Protesta taxisti a San Siro contro le liberalizzazioni del governo Monti

Continua la protesta dei tassisti italiani contro la nuova app Uber che propone un servizio taxi alternativo, ma non regolamentato. Questa volta i tassisti di Milano non si sono limitati alle parole e, per protestare contro Uber, sono passati alle mani. È così che un autista aderente al nuovo e tecnologico servizio arrivato dagli Stati Uniti è finito al pronto soccorso dopo essere stato aggredito da due tassisti. E così un tassista è stato investito da un autista Ncc dopo che il primo si è rifiutato di pagare la corsa di cui aveva usufruito perché avvenuta su un’auto abusiva. La mattina di ieri, 19 maggio, è poi iniziato uno sciopero “bianco” non programmato che ha portato una cinquantina di tassisti a scendere in piazza per chiedere le dimissioni dell’assessore alla Mobilità, Piefrancesco Maran.

A oggi, insomma, sembra chiaro che questa violenza sia l’esasperata risposta degli elementi più bellicosi della categoria a un vuoto di politica: Uber è legale oppure no?

Questo servizio permette di prenotare un’auto con conducente via smartphone (è oggi disponibile su sistema operativo iOS e Android), utilizzando un’applicazione gratuita con sistema di localizzazione della vettura più vicina e pagamento con carta di credito. Nato quattro anni a da San Francisco, grazie ai finanziamenti di grandi investitori come Google, è presente ormai in ottanta città di tutto il mondo, tra cui Milano e Roma.

I prezzi sono superiori del 20% circa rispetto a quelli dei taxi, ma l’app è stata ben accolta dai giovani e da chi ha più dimestichezza con la tecnologia perché basta un click per prenotare una vettura e da subito si può comunicare direttamente con l’autista che si sta aspettando. A fine corsa, all’utente arriva una mail con informazioni dettagliate di pagamento e c’è la possibilità di esprimere un giudizio sul servizio offerto.

Quella che i taxi lamentano è una concorrenza basata sul mancato rispetto della legge 21 del 1992 sul trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea, che regola l’attività del noleggio con conducente differenziandola dalle auto bianche. “Gli autisti Uber non sono in regola con quanto previsto dalla normativa perché le loro auto dovrebbero stazionare in rimessa e non per strada come i taxi, che sono muniti di apposita licenza”, ha spiegato il responsabile comunicazione di radiotaxi 8585, Davide Pinoli. Per fare i tassisti, occorre avere 21 anni, superare un esame che concerne la conoscenza delle regole e delle strade e poi acquistare la licenza che costa circa 150 mila euro e che viene ammortizzata in dieci anni circa.

È giusto che un servizio similare a quello dei taxi sia offerto da una società che fa lavorare autisti che non posseggono questi requisiti? Questa è la domanda a cui la politica è chiamata a rispondere. Se il servizio è giudicato illegale che venga messo al bando, come accaduto in Belgio, altrimenti che sia efficientemente regolamentato in modo da non lasciare spazi a dubbi e proteste.

Comunque, sembra che le urla dei tassisti milanesi siano state ascoltate. Domani, mercoledì 21 maggio, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha convocato alle 15 i rappresentanti sindacali dei tassisti proprio per discutere della questione.

Corinna Spirito

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