Spirano di nuovo venti di bufera dalle parti di Milanello. Da qualche giorno si rincorrono le voci di una spaccatura societaria, che potrebbe consegnare ai tifosi del Milan l’ennesima estate travagliata. Da un lato i responsabili dell’area tecnica, Paolo Maldini e Zvonimir Boban, dall’altro l’amministratore delegato della società rossonera, Ivan Gazidis. In mezzo la scelta dell’allenatore che, dalla prossima stagione, dovrebbe provare a portare i rossoneri fuori dal guado sportivo in cui sono rimasti impantanati negli ultimi anni.
Il nome attorno a cui si dipanano le trame delle ultime settimane è quello di Ralf Rangnick, ex allenatore del Lipsia e attuale capo delle operazioni sportive del gruppo Red Bull, proprietario della squadra tedesca. Il modello Lipsia, una squadra giovane e competitiva, supportata da un progetto societario ambizioso, affascina molto Gazidis, che vorrebbe provare a replicarlo a Milano.
Il profilo di Rangnick, quello di un manager all’inglese, che avrebbe larga autonomia anche dal punto di vista delle scelte societarie, rischia di limitare di molto le figure di Maldini e Boban. Il primo ha sempre vincolato la sua presenza nel Milan alla possibilità di avere un ruolo operativo. Il secondo, allo stesso modo, non accetterebbe una posizione di minore importanza nel club, che limiti le sue funzioni al mantenimento dei rapporti con i vertici del calcio europeo, in virtù del suo passato da dirigente Fifa.
È per questo che le due bandiere rossonere punterebbero alla riconferma di Stefano Pioli, che nelle ultime settimane sembra avere ridato al Milan continuità nei risultati. Il nodo però potrebbe essere particolarmente complicato da sciogliere. Secondo alcune fonti, Gazidis negli ultimi mesi sarebbe diventato meno avvezzo nel cedere terreno nelle decisioni riguardanti l’area tecnica, dopo il flop dell’esperienza con Marco Giampaolo.
Le sue parole durante la conferenza di presentazione di Pioli, lo scorso ottobre, furono chiare: “Fin qui ho usato un basso profilo, ora intendo comunicare di più”. Sembra avere alzato la testa, il rischio però è quello di dover rimettere mano, per l’ennesima volta, all’assetto societario.