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HomeEsteri Migranti, scontri tra Grecia e Turchia alla frontiera: lacrimogeni e getti d’acqua

Scontri tra Grecia e Turchia
lacrimogeni e getti d'acqua
Alta tensione con l'Europa

142mila migranti provano a entrare

Borrell: "I confini non vanno violati"

di Francesco Muccino06 Marzo 2020
06 Marzo 2020

Aumentano le tensioni tra l’Unione Europea e la Turchia sulla questione migranti, dopo che il governo di Ankara ha annunciato una settimana fa che non li avrebbero più fermati se avessero voluto recarsi in Europa.

Al confine tra la Turchia e la Grecia, dove continuano a essere accompagnati migliaia di profughi che cercano di entrare nell’Ue, si è arrivati a nuovi scontri tra i due Stati. Secondo alcuni media locali, la polizia di frontiera di Atene avrebbe lanciato gas lacrimogeni e getti d’acqua contro gruppi di persone che cercavano di oltrepassare il confine, provocando una reazione da parte dei migranti che si sono difesi lanciando pietre verso le autorità ateniesi. In risposta, gli agenti turchi avrebbero a loro volta lanciato bombe lacrimogene verso il lato greco.

Fonti governative greche accusano la Turchia di aver compiuto “atti coordinati” per “aiutare i migranti ad attraversare la recinzione sulla linea di confine”, fornendo strumenti per danneggiare le recinzioni e facilitare l’ingresso nel territorio europeo.

Secondo il ministro dell’Interno turco, Suleyman Soylu, sarebbero 142.175 le persone che si sono dirette verso la frontiera con la Grecia, mentre Atene ha confermato di aver finora impedito almeno 35mila attraversamenti illegali dei confini.

“Dobbiamo difendere le nostre frontiere. Dobbiamo conciliare il rispetto dei diritti umani col fatto che i nostri confini non possono essere violati”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell dopo una riunione informale dei ministri degli Esteri europei.

In merito ai rapporti con la Turchia, Borrell ha concluso sottolineando la necessità di un dialogo: “Dobbiamo parlare con i turchi di molte questioni che riguardano direttamente la nostra sicurezza, perché giocano un ruolo importante anche nella crisi libica”.

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