“Sono stati dichiarati tutti ammissibili i ricorsi presentati dai cittadini sudanesi contro il Governo italiano per il respingimento collettivo che, il 24 agosto 2016, ha dato esecuzione all’accordo tra il Capo della Polizia italiana ed il suo omologo sudanese”. La notizia viene dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che da due anni segue la vicenda.
Nell’agosto 2016 a Ventimiglia vennero fermati 40 migranti, espulsi e rimpatriati in base ad un accordo fra Gabrielli e le forze dell’ordine dello stato arabo-africano. Nonostante le proteste e le accuse di aver attuato una sorta di respingimento collettivo, il capo della polizia rivendicò sempre la correttezza del proprio operato e la conformità alle norme del diritto internazionale.
Ora la Corte Europea per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (Cedu) ha comunicato formalmente i ricorsi al Governo italiano e ha posto dei precisi quesiti volti a “conoscere le modalità dell’espulsione e – si legge ancora nella nota – se siano stati rispettati i diritti e le garanzie previste dalla Convenzione europea”.
Giova ricordare che alcuni cittadini sudanesi, che in quell’agosto riuscirono a sfuggire al rimpatrio, hanno poi ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in Italia “in quanto soggetti a persecuzioni e discriminazioni nel Paese da cui provenivano”.
“I ricorsi – sottolinea l’Asgi – hanno denunciato la violazione di diverse norme della Convenzione Europea dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra. Il Governo italiano, entro il 30 marzo 2018, dovrà fornire un chiarimento sul proprio operato dinanzi alla Cedu”.