Il flusso dei migranti in Europa è da tempo uno dei temi al centro dell’agenda politica e dell’opinione pubblica, profondamente divisivo e terreno fertile per le nuove derive populiste. Ma secondo i dati preliminari di Frontex per il 2019, al di là della percezione spesso distorta, c’è una grande discontinuità rispetto al passato. Se la rotta migratoria del Mediterraneo orientale e quella balcanica hanno registrato nuovi aumenti dei flussi nel 2019, si registrano drastici cali su quelle del Mediterraneo centrale (-41%) e occidentale, -58%, con i livelli più bassi dal 2013.
I dati di Frontex per il 2019 mostrano un calo generale del 6%, attestandosi a quota 139mila. Si tratta del 92% in meno rispetto al picco del 2015. Il direttore esecutivo dell’agenzia europea, Fabrice Leggeri, ha spiegato: “Gli sviluppi in Libia sono un fattore importante, che monitoriamo con attenzione, perché potrebbero avere un impatto sulla rotta del Mediterraneo centrale”.
La situazione del paese nordafricano preoccupa la comunità europea e mondiale, ma sulla possibilità di un’operazione di Frontex direttamente in Libia, il direttore esecutivo ha chiarito: “Prima di qualsiasi dispiegamento di forze, occorre che ci sia un accordo tra l’Ue e il Paese ospitante, ma anche che siano soddisfatte numerose condizioni”. Il riferimento è alla sicurezza e al rispetto dei diritti umani. Leggeri ha concluso annunciando “il prolungamento dell’operazione Themis” nel Mediterraneo centrale.