I circa cento migranti bloccati sul barcone in avaria al largo delle coste libiche sono stati imbarcati sul cargo Lady Sharm e stanno facendo rotta verso il porto di Misurata. Il salvataggio è stato compiuto dopo un lungo pressing del Premier Giuseppe Conte sulle autorità di Tripoli e sull’onda lunga del recente naufragio che è costato la vita a 117 migranti.
Quindi i naufraghi tornano a casa, ma è proprio da quella casa che scappavano, come evidenzia la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami, secondo la quale il loro ritorno in patria “viola il diritto internazionale”. Con lei l’Ong Open Arms che su twitter parla di “respingimenti” ai danni di persone riportate nei “centri di detenzione da cui erano fuggite”.
Di tutt’altro tenore la nota odierna del Viminale: “Tutti sani e salvi, e riportati indietro, i 393 immigrati recuperati dalla Guardia Costiera libica nella giornata di ieri”. Il ministro Salvini tira dritto “la collaborazione funziona, gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia”. Secondo il Viminale dall’inizio dell’anno sono sbarcati nel nostro Paese 155 migranti rispetto ai 2730 del 2018.
Stamattina il vicepremier Luigi Di Maio ha rivendicato le pressioni esercitate sulla Libia e attaccato nuovamente la Francia sulla questione africana. Il leader pentastellato chiede a Parigi di “aprire i porti” e dichiara “noi porteremo i migranti a Marsiglia finchè loro non la smettono di stampare a Lione la moneta per l’Africa”. La questione è stata commentata anche dall’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, secondo il quale l’Europa “sfrutta gli sbarchi per calcolo elettorale”.
Ma la situazione rischia di restare esplosiva a lungo, con la Libia destabilizzata da una forte crisi politica e attraversata nuovamente da scontri armati. Recentemente il Presidente del Consiglio Serraj, autore dei trattati sull’immigrazione concordati con l’ex ministro dell’interno Minniti, è stato sfiduciato pubblicamente dai suoi tre vice. Il capo del governo è accusato di non aver condiviso alcune decisioni e di non essere più in grado di garantire la sicurezza interna. Con una Libia debole il Mediterraneo è sempre più una polveriera.