Dal primo viaggio nel Mediterraneo alle accuse che hanno portato al sequestro preventivo della nave. Iuventa, documentario diretto Michele Cinque e da ieri nelle sale, racconta l’esperienza del gruppo di giovani della Ong tedesca Jugend Rettet, a bordo dell’imbarcazione Iuventa. Una vicenda che ha trovato ampio spazio sui giornali soprattutto dopo la decisione della magistratura che, nell’agosto del 2017, ha bloccato la nave a seguito di un’inchiesta contro l’equipaggio. Per i giudici il personale di bordo avrebbe favoreggiato l’immigrazione clandestina.
Il film – prodotto da Lazy film e Rai cinema e distribuito da Wanted cinema e ZaLab – segue per un anno e mezzo le tappe della Ong. Il cui obiettivo dichiarato, dopo il vuoto lasciato dall’Europa all’indomani della chiusura di “Mare Nostrum”, è sempre stato quello di rappresentare una soluzione temporanea al fenomeno dell’immigrazione.
“Non mi interessava l’aspetto sensazionalistico dei salvataggi in mare – ha commentato il regista – ma ero piuttosto interessato a capire i protagonisti di questo progetto umanitario: i loro sogni, le loro speranze, ma anche le loro delusioni”. Cinque ha poi aggiunto: “Iuventa racconta un’esperienza collettiva e la nave diventa in qualche modo la vera protagonista del film. Ho voluto restituire al pubblico la sensazione di ingenuità e coraggio di questa storia nel modo più diretto e puro possibile, lasciando ampio spazio interpretativo allo spettatore”.
Presentato in anteprima al Biografilm festival di Bologna, dove ha ricevuto vari riconoscimenti, Iuventa è un viaggio intenso scandito dalla narrazione del regista, ma anche un film di formazione visto che i protagonisti, tutti giovani, si trovano ad affrontare una tragedia più grande di loro, quella che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo. Insomma, una graduale presa di coscienza della complessità dei problemi socio-politici legati alla questione immigrazione.