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Migranti, ancora muri e naufragi lungo la rotta balcanica. Fra i morti anche i bambini

di Alessandro Testa21 Settembre 2015
21 Settembre 2015

Migranti-Grecia“Mentre Roma discute, Sagunto è espugnata”. Ancora morti, spesso bambini, sulle spiagge del Mediterraneo, in attesa dell’incontro tra Obama e Putin sulla Siria a New York la prossima settimana, e del vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea che si terrà dopodomani a Bruxelles.

Lesbo come Lampedusa. Nel mar Egeo proseguono i viaggi della speranza dalle coste turche verso l’isola greca di Lesbo, che purtroppo assomiglia sempre di più alla nostra Lampedusa, sia nell’accogliere chi ce la fa che nel piangere le vittime. Trentanove solo nella giornata di ieri: ventisei persone sono morte in un naufragio a poche miglia da Lesbo e altre tredici hanno perso la vita al largo della città turca di Canakkale, dopo che il barcone sul quale viaggiavano si è scontrato con un traghetto: «Era buio, abbiamo visto la nave che veniva verso di noi: abbiamo provato a fare dei segnali con le torce e i telefonini, ma non ci hanno visti», ha raccontato uno degli otto superstiti all’agenzia greca Ana.

I muri ungheresi. Nell’Unione europea al centro del contendere c’è sempre l’Ungheria del premier nazionalista Viktor Orbán, che dopo aver costruito una barriera di filo spinato a protezione del confine con la Serbia, ha annunciato di volerne realizzare una anche lungo una parte della frontiera con la Croazia, verso cui si sono indirizzati i profughi – in gran parte siriani e afgani – che cercano di raggiungere Austria, Germania e Svezia per richiedere asilo e protezione. Anche se al momento la Croazia non fa ancora parte del “sistema di Schengen”, che garantisce la libera circolazione di persone e cose, si tratterebbe della prima barriera di separazione tra due stati-membri dell’Unione europea e potrebbe quindi costare all’Ungheria una procedura di infrazione e poi una dura condanna da parte della Corte di giustizia. Secondo media croati e serbi, citati dall’Ansa, anche la Slovenia sarebbe intenzionata a costruire una barriera intorno al valico di frontiera con la Croazia di Begana.

Il rimpiattino balcanico. Intanto sono 25mila i profughi che sono entrati in Croazia in appena quattro giorni. Per questo il governo di Zagabria ha inviato treni e bus a Tovarnik, vicino al confine-serbo, per caricare i migranti e portarli vicino alla frontiera magiara in un punto meno presidiato. «La Croazia partecipa de facto al traffico illegale di esseri umani», ha protestato l’Ungheria, che però ha pragmaticamente predisposto autobus per accompagnare i migranti in Austria, dove ormai la media è di 10mila arrivi al giorno. Anche la Romania, finora non interessata dal flusso di profughi, ha fatto sapere di aver mobilitato le proprie forze armate e aver realizzato due centri temporanei di accoglienza, da utilizzare «in caso di emergenza».

Alessandro Testa

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