Sono 164 i Paesi che hanno aderito al Global Compact, il patto delle Nazioni Unite sulle migrazioni, approvato questa mattina a Marrakech. Oltre alla firma degli Stati Uniti manca quella dell’Italia, che attende l’esame del Parlamento sull’eventuale ratifica. Molti i Paesi assenti al summit, provenienti prevalentemente dai paesi europei.
Gli Stati Uniti, come già annunciato nel 2017, non si sono presentati alla conferenza. A loro si è aggiunta l’Ungheria del premier Vitkor Orban, seguita dalle defezioni del gruppo di Visegrad: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia.
Tuttavia, prima del raggiungimento dell’accordo, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva precisato che “l’intesa non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare, ma ribadisce il rispetto dei diritti umani”. Guterres ha ricordato che oltre 60.000 migranti sono morti dal 2000 mentre cercavano di lasciare i loro Paesi, definendo questa catastrofe “una fonte di vergogna collettiva”. Il numero uno dell’Onu aveva dunque evidenziato l’impossibilità per l’Organizzazione di imporre politiche migratorie agli stati firmatari. Ora l’Assemblea generale Onu prevede per il 19 dicembre un voto per adottare una risoluzione con cui appoggiare il patto.
L’Italia, prima di firmare l’accordo, attende la pronuncia del Parlamento. Il motivo principale è la spaccatura che l’adesione al Global Compact potrebbe causare all’interno della maggioranza gialloverde, che vede il ministro dell’Interno Matteo Salvini contrario all’adesione e il premier Giuseppe Conte favorevole alla firma. In una situazione simile anche la Svizzera che attende risposte dal proprio Parlamento.
La decisione del primo ministro belga Charles Michel di presentarsi a Marrakech ha portato il partito nazionalista fiammingo a lasciare la coalizione, aprendo una crisi di governo. Il partito infatti chiedeva l’astensione. Di conseguenza, il premier si troverà a guidare un governo minoritario.