Al 31 dicembre del 2021 il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.678,4 miliardi. A dare la notizia la Banca d’Italia ricordando che a fine 2020 il debito ammontava a 2.573,5 miliardi (155,6 per cento del PIL). Secondo il quotidiano Milano Finanza si tratta del livello più basso da marzo, ma risulta in crescita su base annua.
L’aumento in valori assoluti del debito nel 2021 (104,9 miliardi) ha riflesso sia il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (92,1 miliardi) sia l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (5 miliardi, a 47,5).
A spiegare che il rapporto debito-Pil – che è il parametro utilizzato ai fini europei – segnerà un calo è stato solo pochi giorni fa il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, indicando che questo si confronta con la crescita registrata nel 2021.
Il dato definitivo verrà calcolato il prossimo primo marzo quando l’Istat diffonderà i dati sull’andamento del Pil nel 2021. La Banca d’Italia precisa che gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione del cambio hanno complessivamente accresciuto il debito dello scorso anno per 7,8 miliardi.
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 102,4 miliardi, a 2.591,1 e quello delle Amministrazioni locali di 2,6 miliardi, a 87,2; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. Lo scorso dicembre la durata media del debito era pari a 7,6 anni, da 7,4 del 2020.
Nel corso del 2021 la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è cresciuta ulteriormente per effetto degli acquisti di titoli pubblici nell’ambito dei programmi decisi dall’Eurosistema, collocandosi al 25,3 per cento alla fine dell’anno (dal 21,6 per cento della fine del 2020).