Gli americani hanno votato e lo spoglio delle urne parla chiaro. A partire dalle 6 di ieri pomeriggio – mezzanotte italiana – si sono chiusi i seggi in decine di Stati chiamati ad eleggere tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti ed un terzo dei 100 membri del Senato, 35 senatori, più 36 governatori.
Dopo otto anni i democratici riconquistano la maggioranza alla Camera, mentre i repubblicani la mantengono di stretta misura al Senato. Dalle elezioni di metà mandato Trump non esce sconfitto ma si vede costretto a perdere il controllo di uno dei due rami del Congresso, quando mancano due anni alle presidenziali del 2020.
“Un enorme successo questa sera. Grazie a tutti”, ha twittato il presidente Usa Donald Trump commentando l’esito delle elezioni nonostante la sconfitta alla Camera. Da parte sua, la leader dei progressisti alla Camera Nancy Pelosi – che l’anno scorso aveva evocato l’impeachment per il ministro della Giustizia – ha affermato che i dem hanno intenzione di ripristinare i controlli e gli equilibri costituzionali sull’amministrazione Trump. “La storia si ripete. Un partito al potere deve sempre affrontare sfide difficili nelle sue prime elezioni di medio termine”, ha detto lo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan. E poi: “Mi congratulo con i democratici per la nuova maggioranza alla Camera e con i repubblicani per avere mantenuto il Senato. Non serve un’elezione per sapere che siamo una nazione divisa, e ora abbiamo una Washington divisa. Come Paese e come governo dobbiamo cercare un terreno comune”.
Al Senato il tentativo democratico di rovesciare la maggioranza è dunque fallito e i Repubblicani predominano con 51 seggi rispetto ai 45 dei Democratici. Cruciale la sconfitta in Texas, dove dopo un lungo testa a testa, il democratico Beto O’Rourke, definito da molti l’Obama bianco, è stato battuto da uno dei big del partito repubblicano, Ted Cruz. Anche Missouri, Tennessee e North Dakota consolidano la vittoria repubblicana al Senato mentre in West Virginia resiste il senatore democratico Joe Manchin.
Diversa la situazione alla Camera dei rappresentanti dove i democratici superano l’obiettivo dei 23 seggi necessari ad assicurarsi la maggioranza e predominano sui repubblicani con 219 seggi a 193. Decisivi per la conquista democratica i seggi conquistati in Florida – con la vittoria di Donna Shalala, ex ministra della Sanità con Bill Clinton – in Virginia, New Jersey e Pennsylvania. Non proprio uno tsunami come avevano sperato gli oppositori di Trump, ma piuttosto un’onda blu che divide gli Stati Uniti.
“La storia si ripete. Un partito al potere deve sempre affrontare sfide difficili nelle sue prime elezioni di medio termine”. È quanto afferma lo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan in una nota.
Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, interviene con un commento sul risultato delle elezioni negli Stati Uniti: “Si può presumere con un alto grado di certezza che non ci siano prospettive brillanti per la normalizzazione delle relazioni russo-americane” e “nonostante tutte le fobie negli Usa, la Russia non ha mai interferito nei processi elettorali di nessun paese, compresi gli Stati Uniti, e non ha intenzione di farlo in futuro”.