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il caso Tenco suscita ancora
interesse nel pubblico

50 anni senza Luigi
il caso Tenco suscita ancora
interesse nel pubblico

Dalle sue canzoni al suicidio

un'eredità artistica ancora attuale

di Valerio Del Conte26 Gennaio 2017
26 Gennaio 2017

Quel ragazzo riverso a terra in una pozza di sangue aveva solo 29 anni. A trovarlo nella sua stanza dell’Hotel Savoy furono l’amico Lucio Dalla e la compagna Dalida. Era Luigi Tenco, cantautore della cosiddetta scuola genovese, in gara nel 1967 alla diciassettesima edizione del Festival di Sanremo con la canzone “Ciao amore ciao”. Insieme al corpo, anche un bigliettino che recitava: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo gesto non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io, tu e le rose in finale… Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Domani sarà l’anniversario della sua morte, mezzo secolo da quel dì.

Non aveva lasciato solo un bigliettino e il dolore ad amici e familiari, ma anche una vera e propria rivoluzione nel mondo della musica italiana. Qualche tempo prima di quella edizione di Sanremo, Tenco aveva dichiarato in un’intervista a Herbert Pagani l’intento di distinguere le proprie canzoni d’autore da quelle tipiche del Festival, che parlavano perlopiù di fiorellini, occhi e mamme. A seguito dell’esclusione dalla competizione che premiava la canzone di Orietta Berti, il cantautore si ritirò nella propria stanza e si sparò verso le due del mattino. Tata Giacobetti del Quartetto Cetra chiese, anche a nome di altri colleghi, la sospensione della competizione al ministro del turismo e dello Spettacolo. La sera successiva, Mike Buongiorno accennò alla tragedia e il Festival continuò normalmente: un mese dopo il brano “Ciao amore ciao” aveva venduto ben 300mila copie. Secondo il sociologo Marco Santoro, la sua morte segnò la codificazione del cantautorato come genere a sé, che si distingueva dalle cosiddette “canzonette”.

A distanza di anni, sulla vicenda hanno continuato ad aleggiare ancora molti dubbi, tanto che le indagini sono state riaperte due volte: la prima nel dicembre 2005 e la seconda nel 2016, a seguito di una petizione di 100mila firme. Le due istruttorie sono servite, in realtà, a mettere un punto sulla vicenda e l’ipotesi di suicidio è stata confermata. A cinquant’anni dalla dipartita di Tenco, il ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di dedicargli, nell’ambito della serie “il Patrimonio artistico e culturale italiano”, un francobollo stampato dalla Zecca in 800mila esemplari.

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