È stata inaugurata il 13 marzo, e andrà avanti fino al 13 agosto, al Metropolitan Museum Art di New York, la mostra Paradise of Exiles, curata da Beth Sanders, che celebra l’importanza dell’Italia come punto di riferimento per gli esperimenti condotti nei primi tre decenni di storia della fotografia, dal 1839, anno in cui è stata inventata, fino al 1871. La rassegna sottolinea il contributo poco noto dei fotografi italiani allo sviluppo del nuovo medium, attraverso 35 fotografie e album da disegno provenienti dalla collezione del Metropolitan Museum, oltre a 11 prestiti che includono rari scatti e dagherrotipi appartenenti al Risorgimento.
Ci saranno, tra le altre, le foto di Giacomo Caneva, capo della cosiddetta “Scuola Romana”, i ritratti eseguiti da Cesare Bernieri ed Edmond Lebel, ma anche le immagini immortalate dai fratelli Alinari, quali quelle di Ponte Vecchio o del Battistero di Firenze, le opere di Venezia o Milano e i panorami di Lecco, dove Giovanni Battista Ganzini cercava di ritrovare gli ambienti dei Promessi sposi. Il titolo della mostra deriva da una frase del poeta romantico britannico Percy Shelley, che definì il nostro paese “Paradiso degli esuli”. L’Italia non è stata un richiamo soltanto per i Romantici del diciannovesimo secolo ma anche per i primi fotografi professionisti che viaggiarono lungo la Penisola per ritrarne monumenti e bellezze naturali.
La mostra esamina i momenti chiave di questo periodo, dalla contemporanea introduzione del dagherrotipo e dei primi negativi in Italia al circolo internazionale di fotografi conosciuto appunto come Scuola Romana fino alla nascita dei primi studi professionali, dimostrando come fotografi italiani e stranieri lavorassero fianco a fianco per re-immaginare le persone, l’architettura e i paesaggi attraverso l’obiettivo delle macchine fotografiche. Questo nuovo modo di mostrare le bellezze italiane coinvolgeva anche la scienza, come testimoniato dall’Album di disegni fotogenici del botanico Antonio Bertoloni.