Non avrebbe alcuna consistenza scientifica il metodo Stamina di Davide Vannoni, che promette la cura di numerose malattie degenerative attraverso l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali. Questo il parere del comitato scientifico per la sperimentazione del metodo che ha consegnato il suo rapporto al Ministero della Salute. Secondo il comitato, nominato dal ministro Beatrice Lorenzin, il metodo elaborato da Vannoni sarebbe privo di ogni fondamento scientifico che possa giustificare una sperimentazione.
Immediata la reazione di Vannoni, professore di psicologia e presidente di Stamina Foundation che insieme al medico chirurgo Marino Andolina avrebbe ideato il metodo. Vannoni ha annunciato di voler fare ricorso al Tar, definendo il comitato “di parte”, visto che “sette membri su dieci avevano già espresso il loro parere contrario nei confronti di Stamina ancora prima di essere nominati”.
“Con questo metodo”, ha aggiunto Vannoni, “sono curate in questo momento a Brescia 40 persone, senza effetti collaterali e con risultato evidenti che mostreremo al Tar il prossimo 7 ottobre. Partendo da questi dati reali – ha sottolineato – dico che una bocciatura sulla carta vale poco rispetto a quello che è già in corso all’interno di un ospedale pubblico italiano. Comunque – ha concluso il presidente di Stamina Foundation – aspetto di vedere le motivazioni del parere. Nel frattempo andiamo avanti con le terapie: abbiamo 150 persone in lista di attesa a Brescia”.
Il documento redatto dal comitato non è vincolante, ma rappresenta uno strumento di approfondimento scientifico messo a disposizione del Ministero della Salute, che comunque non potrà non tenerne conto.
La bocciatura del comitato scientifico arriva dopo mesi di polemiche. Da un lato molti scienziati, come lo stesso premio Nobel per la medicina Yamanaka e la prestigiosa rivista scientifica Nature si sono pronunciati contro il metodo, accusandolo di mancanza di base scientifica e di prove e documentazioni insufficienti, dall’altro lato le associazioni di malati e familiari a favore della libertà di cura con le staminali hanno invece sostenuto Vannoni.
Intanto va avanti l’inchiesta, aperta dalla Procura di Torino nel 2009 per fare luce sui retroscena e gli interessi economici delle quattro società, due con sede a San Marino, in cui Vannoni risulta coinvolto. Nell’agosto 2012, la procura ha disposto il rinvio a giudizio di 12 indagati, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere.
A difesa di Vannoni si schiera Guido De Barros, papà della piccola Sofia affetta da leucodistrofia, diventata uno dei simboli del metodo Stamina: “È una decisione che ci lascia basiti. Colpisce la velocità con cui hanno voluto chiudere il problema, invece di risolverlo”, ha detto De Barros. Il mondo scientifico invece plaude alla decisione del comitato: “Non c’è da stupirsi granché della bocciatura”, dichiara Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari dell’università di Modena e Reggio Emilia, fra gli esperti di staminali protagonisti della lunga battaglia contro la metodica proposta da Davide Vannoni. “Ritengo – ha aggiunto Ferrari – che la commissione tecnica abbia semplicemente verificato quanto espresso dal mondo scientifico a livello internazionale”.
Alessia Argentieri