“Mi congratulo con gli USA per la conclusione del procedimento elettorale, e ribadisco a Donald Trump la disponibilità del Messico a lavorare insieme per il bene della relazione reciproca”. Scrive così Enrique Peña Nieto, presidente messicano, per rassicurare i propri concittadini all’alba della vittoria di Trump alla Casa Bianca. “Messico e Stati Uniti sono sempre stati alleati, inizia un nuovo capitolo” prosegue ancora, sottolineando che il ruolo istituzionale dell’America nei confronti dei latinos ha radici molto solide. Al di là del confine tuttavia, da ieri si registrano più del doppio degli ingressi negli Stati Uniti ed i prezzi dei mezzi per attraversarlo legalmente sono subito lievitati.
Nessuno tocchi il NAFTA, chiedono i cittadini messicani. L’accordo di libero scambio ha permesso guadagni importanti ad entrambi i paesi, ora però sembra essere minacciato. Alla frontiera messicana c’è sgomento e preoccupazione dalle prime ore di ieri: 181 milioni di persone ogni anno la attraversano giornalmente. Questi scambi risultano vitali all’economia delle città che ospitano i varchi legali (San Diego, Nogales, El paso etc). El Pais ha confermato che tutte le contee di frontiera, che dovrebbero essere le più inficiate anche dai passaggi clandestini Messico-USA, hanno votato democratico. Eppure Donald Trump ha promesso un muro.
Alto 12 metri e lungo 1.600 kilometri, dovrebbe ergersi nelle zone che non possiedono già un limite naturale a separare le due nazioni. “Non pagheremo questo muro” ha ribadito il presidente Peña Nieto, dichiarandosi fermo su questo punto. Il muro a carico dei messicani resta però uno degli highlights della propaganda Trump, nonostante gli esperti si dichiarino ottimisti su un suo futuro ripensamento. Dopo una telefonata cordiale, è atteso con ansia l’incontro tra i due presidenti, che dovrebbe avvenire a breve prima ancora dell’inizio del mandato americano.