Sì al Mes, al Sure e al Bei da giugno; via libera anche per il principio del Recovery Fund “urgente” che aveva chiesto l’Italia. Ieri i capi di Stato e di Governo dei 27 paesi membri dell’Unione europea si sono riuniti in videoconferenza per stabilire alcune delle misure di contrasto alla crisi economica nata con la diffusione nel continente del Coronavirus.
I leader europei hanno quindi dato l’incarico alla Commissione europea di presentare la sua proposta sul Recovery Fund entro il 6 maggio, anche se le posizioni dei diversi Stati restano ancora distanti. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha per esempio espresso preoccupazioni su come finanziare questa misura: “Significa che noi dobbiamo essere disponibili a contributi di bilancio più alti di quanto avevamo messo in conto nell’ultima trattativa”.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron sembra accogliere positivamente quanto emerso dal Consiglio europeo, anche se “ci sono disaccordi che restano sui meccanismi. Servono trasferimenti di risorse verso i paesi Ue più colpiti, non prestiti”.
I paesi mediterranei insomma non mutano la loro richiesta di finanziamenti a fondo perduto. Un fronte che si continua a scontrare con quello settentrionale, composto da Olanda, Germania, Austria e Svezia. Ora la palla passa nelle mani della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, certa di trovare un equilibrio tra le parti. Una rassicurazione che arriva anche dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel: “Ci sono sensibilità diverse, ma sono ottimista”.
Per ora quindi la prima risposta dell’Unione europea contro la pandemia consiste – a partire dall’1 giugno e non prima – nella linea di prestiti del Mes agli Stati che ne faranno richiesta, per un importo totale di 240 miliardi; 100 miliardi al fondo Sure contro la disoccupazione e il doppio – 200 miliardi – per i prestiti alle imprese garantiti dalla Bei.