Cosa fare da grandi è forse il problema più complesso con cui i giovani si confrontano durante la loro vita. I genitori di solito cercano di dare indicazioni, e il consiglio più frequente è quello di laurearsi in materie scientifiche, per avere più opportunità di trovare lavoro. Ora questa raccomandazione arriva proprio da un filologo e esperto di lettere come Claudio Giunta, che vuole rendere più selettivo l’accesso alle facoltà letterarie, sul modello di quelle scientifiche.
In un articolo su Il Sole24Ore Giunta spiega che chi si occupa di cultura reclama spesso maggiori investimenti nel settore, così da garantire più occupazione. Ma a suo parere si tratta di polemiche inutili. La cosa migliore è avere il coraggio di dire alle persone che non sono portate per questo tipo di percorso che non è il caso di continuare. Da qui il titolo al suo libro: “E se non fosse la buona battaglia?”.
Un testo che si inserisce in un dibattito che finora era stato aperto soprattutto da intellettuali non di area umanistica. Michele Boldrin, economista alla Washington University, in un’intervista di 3 anni fa arrivava a chiedere addirittura l’abolizione del liceo classico. Stefano Feltri invece, dalle colonne del Fatto Quotidiano, aveva scritto una serie di articoli dove spiegava con i dati come non convenga affatto intraprendere le carriere umanistiche. Meno legato all’ambiente scientifico, ma comunque interessato all’economia, Raffaele Alberto Ventura. Con il suo “Teoria della classe disagiata” si dedica proprio a quella parte di giovani che credeva di poter trovare spazio nell’ambito culturale, non rendendosi conto di come un lavoro, in questo campo, rappresenti un lusso.