Nel comizio di ieri a piazza Duomo a Milano Giorgia Meloni rinnega l’Europa e lancia la sua sfida a Bruxelles. “Se vinciamo noi, è finita la pacchia”. Con questo monito la leader di Fratelli d’Italia mostra la sua determinazione a difendere gli interessi nazionali del proprio Paese, come già farebbero Francia e Germania, rinunciando a una posizione di presunta sudditanza rispetto agli altri Stati membri dell’Ue.
Matteo Salvini in pressing su Giorgia Meloni per le bollette
Il leader della Lega Matteo Salvini, intanto, tesse la sua tela e incontra, ad Arcore, all’insaputa di Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi. I due non si vedevano da agosto. Tra i vertici del centrodestra, che vorrebbero apparire compatti, ci sono ancora disallineamenti. A cominciare dall’aumento delle bollette di luce e gas. Per il capo del Carroccio, infatti, non è possibile aspettare l’Europa e il tetto al prezzo del gas, serve un intervento immediato con la firma di un decreto che metta sul tavolo 30 miliardi di euro. Una soluzione che non piace però a Fratelli d’Italia che invece per abbassare il costo dell’energia propone di disaccoppiare il costo del gas da quello dell’elettricità e sostiene il tetto unico.
Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle: possibile flirt per le riforme
A meno di due settimane dalla data delle elezioni alcuni quotidiani sostengono la tesi di un possibile dialogo tra Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle sulle riforme. Eppure sia Giuseppe Conte sia la presidente di Fdi escludono eventuali “inciuci” o governance assieme. Per le riforme Fratelli d’Italia ha proposto luogo e obiettivo: una commissione parlamentare da mettere al lavoro per rendere il sistema politico e istituzionale più stabile. Meloni punta al presidenzialismo, che in realtà sarebbe il semi-presidenzialismo alla francese, quello introdotto da Charles De Gaulle con la Quinta Repubblica. Il segretario del Pd Enrico Letta ha detto di no, nonostante fosse stato proprio il suo partito in passato a formulare la stessa proposta. Conte, invece, si è mantenuto più cauto. D’altronde, come ricordano diversi deputati del M5S, meno di un anno fa, nel dicembre 2021, proprio ad Atreju, la festa di Fdi animata da Meloni, a domanda diretta l’ex premier non bocciò il presidenzialismo. Disse semplicemente che il momento non permetteva sfide «tanto ambiziose» né di aprire «una fase costituente», e che dunque era meglio limitarsi a lavorare su obiettivi più facili come la sfiducia costruttiva, da sempre un pallino del leader del Movimento. Intanto a chi ha chiesto un chiarimento su questo ipotetico flirt sulle riforme con Giorgia, l’avvocato ha risposto: “Sono tutte intese e flirt a mia insaputa, non ne so nulla e le respingo nel modo più rigoroso possibile”.