La protesta. Cinque minuti dopo l’ingresso di Matteo Renzi al Quirinale, lo sciame di giornalisti e fotografi ancora appostati davanti al portone sorvegliato dalle forze dell’ordine, si allontana rapidamente, richiamato da un gran vociare. È scattata, rumorosa, la protesta dei militanti dei Fratelli d’Italia. Sono una cinquantina, carichi di bandiere e cartelli. Sventolano in aria tessere elettorali e l’articolo 1 della Costituzione, intonano cori da stadio. «Facci votare, Re Giorgio facci votare» e ancora: «Sull’Italia non scegliete voi». Giorgia Meloni, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, non si sottrae alla pioggia di flash che la investe. Prende subito la parola, criticando le modalità con le quali sta nascendo il nuovo esecutivo: «In Italia non c’è più democrazia. Le persone non hanno voce in capitolo nelle scelte ma sono costrette a pagare il 43% di tasse. Non si possono più esercitare i diritti. Noi vogliamo spiegare agli italiani che sono più forti dei poteri forti. Chiediamo di tornare alle urne. Se Renzi vuole fare il presidente del Consiglio, deve farsi eleggere dagli italiani».
La bugia. Il segretario del Pd viene accusato di aver mentito all’opinione pubblica. Un cartello ricorda una sua dichiarazione, pronunciata mesi fa e smentita dai fatti: «Io non sarò mai presidente del Consiglio senza essere eletto dai cittadini, non farò mai come D’Alema nel 1998». Alcuni gridano addirittura al colpo di stato. La Polizia li circonda immediatamente, impedendogli di avanzare. Un militante incalza: «Con il governo Renzi non si può neanche esporre uno striscione. Evidentemente è vietato anche manifestare. Vogliono tapparci la bocca». Progressivamente, il clima si distende. Un gruppo di turisti orientali si ferma a scattare delle foto. Per qualche minuto l’attenzione si è spostata dal Palazzo alla Piazza. Giusto per lo spazio di un clic.