Un uomo entra nella scuola, tenta di parlare con il preside, ma viene allontanato. Allora minaccia: «Ve la farò pagare». L’episodio, avvenuto lo scorso 28 aprile nell’istituto Morvillo Falcone di Mesagne e ancora tutto da verificare, porta a una nuova pista che gli inquirenti stanno vagliando in queste ore. Le ipotesi su chi sia l’autore dell’attentato che ha causato la morte della giovane Melissa Bassi passano quindi a tre, dopo quella mafiosa e terroristica. Le indagini, per ora, sono in alto mare, e la speranza di una rapida soluzione del caso, pregustata dopo l’acquisizione del video dell’attentatore, sfuma.
«Qualcuno sa e non parla». Gli investigatori stanno adesso vagliando la pista interna alla scuola. Una minaccia, o forse un semplice sfogo. A insospettire gli inquirenti è stato il fatto di esserne giunti a conoscenza non grazie ai docenti o al personale, ma ad altre fonti. Questo lascia credere che nell’istituto ci sia qualcuno che non ha detto tutto, «forse per non compromettere il buon nome della scuola» afferma un inquirente. Polizia e carabinieri hanno acquisito gli elenchi di tutti gli insegnanti che hanno lavorato in quelle aule negli ultimi anni. In particolare si stanno soffermando su ex docenti di materie tecniche. I motivi per ora non si conoscono.
Una vendetta della Scu? Si batte quindi questa strada, ma anche un’altra, quella mafiosa. Una delle studentesse ferite nell’esplosione è infatti la figlia di Vincenzo Greco, fratello di Antonio, ex affiliato della Sacra Corona Unita e ora collaboratore di giustizia. Una vendetta contro la famiglia del pentito, è questa l’ipotesi. Ma è proprio il fratello del pentito a bocciarla: «State sbagliando strada.La Sacra Corona Unita non fa queste cose, non ammazza ragazzi. E sia io che mia figlia non siamo mai stati preoccupati. Lei va e viene tranquillamente, ha le chiavi di casa e rientra anche tardi. Chi ha messo quella bomba non appartiene alla criminalità organizzata». Non è mai stato preoccupato, dice Vincenzo Greco, ma il primo luglio 2010 fu ferito gravemente in un agguato durante una festa patronale a Mesagne.
Certezze poche, dubbi invece tanti. Ad esempio quello per cui la mano dell’attentatore sia stata aiutata. Le tre bombole di gas e il cassonetto utilizzato in cui erano nascoste con relativo innesco pesavano circa 100 chili. L’idea che un uomo da solo, per giunta con la mano offesa come risulta dal video, sia stato in grado di far tutto da sé, non convince gli inquirenti. Che però vanno avanti nelle ricerche, senza trascurare nulla.
Claudio Paudice