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Meglio poveri da piccoli o poveri da anziani? Unicef: «Il governo italiano non fa nulla per la povertà infantile»

di Sara Stefanini30 Maggio 2012
30 Maggio 2012

L’Italia non si impegna abbastanza, anzi, verrebbe da dire che non si impegna affatto nel campo della povertà infantile. A dimostrarlo, è l’Unicef, con il suo ultimo Report Card 10, presentato ieri alla sede romana dell’Associazione. La posizione in cui si trova il nostro paese è tutto tranne che invidiabile.
Prevenzione. Si adopera per gli anziani, per le pensioni e per la prevenzione sociale al riguardo. Poco importa dei giovani e dei cittadini del futuro. Ma viene da porsi una domanda: meglio un povero bambino oggi o un povero anziano domani? Basta un dato per shockarsi: in Italia il tasso di povertà infantile (15,9%) è più alto rispetto alla povertà della popolazione totale (11,5%), collocandosi così al 32° posto sui 35 paesi più industrializzati presi in esame dall’Unicef. Eppure, il Belpaese è tra i primi 15 paesi europei più ricchi.
Se si mettono a confronto i dati sulla povertà minorile tra il tasso senza aiuto del governo (16,2%) e la percentuale dopo l’intervento dello Stato per porre politiche sociali contro la povertà (15,9%), il risultato è pressoché deludente. E questo ci fa essere il fanalino di coda mondiale, ci collochiamo al 34° posto su 35.
In una seconda classifica tutta europea, per la deprivazione materiale minorile, ossia la mancanza di elementi base per lo sviluppo di un bambino, l’Italia è al ventesimo posto sui 29 paesi dell’Unione. Il 13,3% nostrano viene schiacciato dal 2% di paesi come Islanda, Svezia e Norvegia. Peculiare è osservare in quali tipi di famiglie la deprivazione materiale si manifesta. La percentuale più alta la troviamo tra i genitori disoccupati ma anche tra quelli con basso livello di istruzione.
Politica. Il Presidente dell’Unicef Italia, Giacomo Guerrera, il curatore del rapporto Leonardo Menchini e la sociologa Chiara Saraceno, che hanno presentatola Report Card 10, hanno dichiarato che l’impatto del governo italiano è stato finora nullo. «Al momento ci sono due agevolazioni – spiega la sociologa – le agevolazioni fiscali che vanno a vantaggio di chi ha reddito e gli assegni a nucleo familiare. Una soluzione per migliorare è favorire l’ingresso delle mamme nel mondo del lavoro». E a questo proposito risponde empiricamente il Premier Mario Monti, che sarebbe dovuto esser presente al convegno, nel messaggio inviato appositamente all’Unicef : «Proteggere l’infanzia dalla povertà è un dovere morale che dovrebbe essere fra le priorità di ogni governo perché i bambini e gli adolescenti di oggi saranno i cittadini di domani». E aggiunge: «Questo governo ne è pienamente consapevole e in questi mesi ha varato una serie di provvedimenti per combattere l’esclusione sociale e il disagio delle fasce più deboli della popolazione». Ma l’Unicef e soprattutto i bambini che conoscono la povertà attendono riforme più incisive che possano incrementare il recupero delle persone meno abbienti.

Sara Stefanini

 

 

 

 

 

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