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Mef: "Nei prossimi tre anni
mille euro in più di reddito
disponibile per le famiglie"

Le stime del ministero dell'Economia

Più lavoro e calo delle disuguaglianze

di Valerio Toma20 Febbraio 2018
20 Febbraio 2018

Per il triennio 2018-2020 si prevede un aumento del reddito disponibile aggiustato pro capite del 5,5%, sopra i 1.000 euro in termini nominali. E’ lo scenario presentato dal ministero dell’Economia nella relazione sui primi quattro indicatori inseriti in via sperimentale. “Un quadro incoraggiante dovuto non solo alla ripresa economica, ma anche alle misure specifiche introdotte negli ultimi anni”, si legge in una nota diffusa dal Mef.

Il reddito è calcolato al netto delle tasse, tenendo conto dei servizi, quali scuola e sanità pubbliche. Nella relazione si tiene conto dell’andamento dei primi quattro indicatori: il reddito disponibile pro capite, che comprende i trasferimenti in natura dalle Amministrazioni pubbliche e dalle istituzioni sociali senza fini di lucro; la disuguaglianza dei redditi, il rapporto tra il reddito più agiato della popolazione e di quello più povero; il tasso di mancata partecipazione al lavoro e infine le emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti nell’atmosfera.

Secondo le stime del Mef nel 2018 saranno emessi 7,5 milioni di Co2 pro capite. Un dato che dovrebbe rimanere stabile anche nei prossimi tre anni a fronte della ripresa economica già in atto.

Si riduce, invece, la diseguaglianza dei redditi. L’indicatore dovrebbe scendere di un punto percentuale rispetto allo scorso anno, dal 6,2% al 6,1. Il risultato si dovrebbe poi stabilizzare al 6% nel biennio successivo 2019-2020.

Lo scenario migliore sembra profilarsi sul versante occupazionale. Si stima che il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro, diminuisca al 20,7% nel 2017 e al 18,6% nel 2020. Un miglioramento che interesserà entrambi i sessi: il tasso maschile dovrebbe, infatti, scendere da 17,4% nel 2017 a 15,6% nel 2020, mentre quello femminile si ridurrebbe da 24,8% nel 2017 a 22,2% nel 2020. “Persisterebbe un gap di genere, ma è previsto in riduzione nel periodo 2017-2020. Tali andamenti sono ricollegabili non solo alla ripresa dell’economia, ma anche a misure introdotte nel 2017”, si legge nella nota.

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