L’Italia è il Paese a due (se basta) velocità anche nei processi tributari: dai 200 giorni di media di Sondrio per la risoluzione di un contenzioso fiscale, fino ai 14 anni di Cosenza. Il Mef ha pubblicato la relazione annuale sul monitoraggio dei processi tributari 2013, dove si evidenzia una conclamata disparità nei tempi, ma anche nei risultati, a seconda degli enti di riscossione. Equitalia risulta, per esempio, l’ente che vince più ricorsi tra tutti con il 57%, mentre l’Agenzia delle Entrate si ferma al 40%.
Tra le province più lente, dietro Crotone, c’è Palermo (2.275 gg.), Siracusa (1.954 gg.) e Biella (1.592 gg.), con Roma comunque tra le tartarughe della giustizia civile con una media di 1.081; mentre quelle che hanno fatto registrare i tempi medi più brevi sono: Sondrio (207 gg.), Brescia (243 gg.), Pordenone (247 gg.) e Perugia (274 gg.). Le regioni, invece, che hanno i tempi medi più lunghi rispetto alla media nazionale sono: Calabria (1.819 gg.), Molise (1.129 gg.) e Sicilia (1.126 gg.), mentre quelle che hanno fatto registrare i tempi medi più brevi sono: Valle d’Aosta (321 gg.), Lombardia (448 gg.) e Friuli V. G. (484 gg.).
Rispetto ai dati dell’anno precedente si riscontra un peggioramento del tempo medio del processo sia nel primo grado di giudizio (valore medio 2012 pari a 806 giorni – pari a 2 anni e 2 mesi), sia nel secondo grado di giudizio (valore medio 2012 pari a 598 giorni – pari a 1 anno e 7 mesi).
E se è vero che le province più lente sono in genere (dai dati del Mef) anche quelle con il numero di processi arretrati più elevato, è vero anche che i processi tributari chiusi nel 2013 in tutte le commissioni provinciale della Calabria, per esempio, hanno visto il contribuente prevalere nel 39% dei casi, lo Stato solo nel 5,85% dei casi e buona parte delle vertenze (il 35%) andare in archivio con una sentenza intermedia. Come dire che le commissioni tributarie in Calabria non lavorano bene, o che i calabresi sono i più propensi ad evadere. O forse, entrambe le cose.
Nicola Stacchietti