“La mascherina mi faceva sentire protetta. Nascondeva quella gobbetta sul naso che mi ha sempre messo a disagio”. Anna (nome di fantasia) ha 29 anni e un piccolo difetto fisico la inibiva al punto da non sopportare di guardarsi allo specchio e nelle foto. Così, mentre tutti esultavano per non dover più indossare la mascherina, in lei cresceva un profondo disagio. “Un giorno, d’impulso, prendo il cellulare e digito il numero di un medico estetico”, dice. L’appuntamento è fissato per il 13 maggio 2022. “Rinascerò anch’io dopo la pandemia”, pensa Anna. Non immagina però che quell’intervento tanto sognato sarà l’inizio di un incubo. “Sono stata subito male. Il risultato non mi piaceva e ho cominciato ad avere dolori atroci”, racconta. Nessuno però le credeva. «Sei depressa», sentenziavano i medici. Ma Anna non si è arresa, il dolore era troppo forte. Così, dopo numerose visite, a ottobre 2022 arriva la diagnosi: nevralgia trigeminale, un grave dolore facciale dovuto a un malfunzionamento del quinto nervo cranico. L’acido iniettato le aveva infiammato la branca oftalmica del nervo trigeminale.
La sfida con lo specchio
La storia di Anna punta i riflettori su un tema molto comune in Italia, quello della chirurgia estetica dannosa. Come lei anche Debora, Sally e Valentina. “Ho perso la vista da un occhio”, racconta a Lumsanews Debora, mentre Sally e Valentina spiegano che dopo un filler sbagliato hanno dovuto “ricorrere alla ialuronidasi per ripristinare l’aspetto naturale delle labbra e mettere fine a mesi di dolore”. Conseguenze di scelte maturate, tuttavia, sulla scia di forti disagi. Questo perché una volta eliminata la mascherina abbiamo dovuto fare i conti con lo specchio; e per tante donne riscoprire il proprio volto è stato traumatico. Così le procedure mediche cosmetiche e gli interventi di chirurgia plastica hanno fatto registrare un forte aumento proprio nel post pandemia. Secondo i dati dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery relativi al 2022 le procedure chirurgiche a livello mondiale hanno subìto un aumento del 16,7% rispetto al 2021 mentre quelle non chirurgiche del 7,2%. Complessivamente, negli ultimi quattro anni, c’è stato un incremento del 41,3%. La liposuzione è la procedura chirurgica più comune, soprattutto negli uomini, mentre la blefaroplastica, ovvero l’intervento che ringiovanisce e rimodella le palpebre, è comune principalmente nelle donne. Il botulino, invece, è la procedura non chirurgica più richiesta sia dalle donne che dagli uomini. A sottoporsi agli interventi estetici sono perlopiù le donne ma sono aumentate del 18% anche le procedure chirurgiche eseguite dagli uomini. “Questo aumento è figlio dei nostri tempi, di questo mostrare il corpo e di questo eccessivo bisogno di perfezione che può sfociare nella dismorfofobia” che implica “una eccessiva preoccupazione per i propri difetti fisici”, ci spiega la psicologa Maria Rosaria Paterino.
E in Italia?
Il nostro Paese è all’ottavo posto al mondo per numero di procedure chirurgiche dopo Stati Uniti, Brasile, Germania, Giappone, Turchia, Messico e Argentina. Il numero totale dei trattamenti estetici nel 2022 è stato di 747.391, di cui oltre 200mila procedure chirurgiche e circa 500mila procedure non chirurgiche. Tra queste anche quelle non andate a buon fine. “È importante che il medico non ceda alle richieste del paziente che chiede di più”, spiega Marzia Salgarello, professoressa di Chirurgia plastica e tra i dirigenti del reparto della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli. “È bene rivolgersi sempre a specialisti perché anche i piccoli interventi richiedono la conoscenza di tutte le complicanze, dell’anatomia e della farmaceutica dei prodotti che vengono usati”, chiarisce. A medici di questa esperienza si è rivolta Benedetta, che dopo il suo intervento di addominoplastica si sente rinata. “Ho ritrovato la mia serenità”, ci racconta.
Oltre le esigenze estetiche
Come lei, chi in parte ritrova serenità sono le tante donne che alla chirurgia estetica fanno ricorso non per seguire canoni estetici o migliorare difetti fisici ma per necessità. Come chi subisce ricostruzioni mammarie dopo un cancro al seno. “Non ricostruire è una mutilazione per una donna – spiega Salgarello – e bisogna farlo subito dopo la mastectomia”. In Italia, le cosiddette Breasts Unit sono strutture specializzate nella diagnosi, cura e riabilitazione psicofisica delle donne con una neoplasia mammaria al seno. In Italia sono 140 e tra queste c’è la “Breast Unit” del Gemelli, diretta dalla professoressa Salgarello. Molte senologhe, specialiste e chirurghe plastiche di queste unità aderiscono al progetto “Donna x Donna”, dedicato all’informazione sulle ricostruzione del seno dopo la mastectomia. Secondo i dati diffusi dal progetto, nel 2020, durante la pandemia, i casi di ricostruzione immediata, ovvero eseguita durante lo stesso intervento in cui il tumore viene asportato, sono aumentati del 15% rispetto al 2019.
Tanti casi, uno diverso dall’altro, ma un solo filo conduttore: il benessere mentale prima ancora che fisico.