È un venerdì nero per chi attendeva un intervento programmato in sala operatoria, per chi ha prenotato da mesi una visita specialistica in ospedale o per chi vedrà la propria prestazione rimandata a data da destinarsi, salvo le emergenze garantite per legge. È un venerdì rosso, di rabbia, per il personale medico ospedaliero che incrocia le braccia per 24 ore, per manifestare la propria delusione verso un sistema sanitario che i sindacati definiscono “ormai al collasso”.
Alla base della protesta, la richiesta di maggiori fondi per la Sanità pubblica ed il rinnovo del contratto di lavoro, fermo da dieci anni. Ma la contestazione, tengono a precisare le organizzazioni sindacali, è anche a favore dei cittadini stessi, per garantire a tutti un’assistenza adeguata. Aaroi-Emac, il sindacato degli Anestesisti Rianimatori, ha lanciato dei dati emersi da una sua indagine, in fase di elaborazione, per valutare le situazioni che potrebbero mettere a rischio la sicurezza dei pazienti. Il sondaggio mostra che, su 211 risposte di rappresentanti sindacali in strutture ospedaliere, ben 192 affermano di lavorare in carenza di organico.
Le sale operatorie e le corsie sono semideserte negli ospedali pubblici. “Le notizie che arrivano dalle regioni parlano di una partecipazione allo sciopero dei medici ben maggiore rispetto alle aspettative, pari all’80-90% del personale. Bisogna tornare a anni indietro per trovare la stessa adesione a una mobilitazione”, ha spiegato in conferenza stampa Carlo Palermo, segretario generale del sindacato Anaao Assomed, annunciando un incontro in mattinata con il ministro della Salute, Giulia Grillo.
Ieri l’esponente dell’esecutivo aveva risposto allo sciopero assicurando che “nella legge di bilancio ci sono le risorse per onorare gli impegni presi rispetto ai rinnovi contrattuali 2019-21. Contestualmente è previsto l’aumento del fabbisogno sanitario nazionale standard, gli impegni previsti per il rinnovo della dirigenza da prime valutazioni si aggirano intorno ai 450 milioni l’anno”. Inoltre, ha concluso che “ci sono le premesse per rientrare nell’aumento programmato del Fondo sanità che vale 4,5 miliardi in tre anni”.