L’arbitro fiorentino Gianluca Rocchi si è “confessato” in un’inedita intervista al Processo del lunedì di Enrico Varriale, dopo la famigerata partita delle polemiche Juve-Roma: «Dispiace che la mia prestazione non sia stata ottimale, da questo punto di vista potevo fare meglio». E ha ammesso le sue colpe sul rigore fischiato a Maicon: «La gestione dell’episodio è stata anomala, ha creato tensioni in campo tra calciatori e direttore di gara».
Una partita che Rocchi, sin dalla vigilia, aveva vissuto con entusiasmo: «La soddisfazione di ricevere la designazione di un match così importante è molto grande. Non era la prima volta che dovevo arbitrare Juve-Roma, quella del 5 ottobre è stata la quinta. Sai che è una partita importante e che devi affrontarla con la massima serenità». Quanto alla presunta sudditanza psicologia pro Juve, Rocchi è stato chiarissimo: «Quando arbitro la Juventus, arbitro una squadra come tutte le altre. Il mio obiettivo è di essere il più equilibrato possibile nelle decisioni e non guardo assolutamente il colore della maglia».
Il mea culpa, anche se tardivo, l’ha motivato come una presa di coscienza delle sue responsabilità: «Noi arbitri siamo lì per decidere e ho cercato di farlo nel miglior modo possibile, senza ripensamenti o senza dubbi. È chiaro che poi quando prendi delle decisioni puoi creare tra i calciatori e nell’ambiente un clima di tensione o comunque di non accettazione. Da questo punto di vista una responsabilità credo di averla».
Infine, anche se arbitro, Rocchi rimane pur sempre umano e spera che questa partita non interferisca con la carriera e soprattutto sul futuro. «Mi auguro di no e credo di no. Nella carriera di un arbitro ci sono momenti dove le cose non vanno come dovrebbero andare. Credo che la qualità di un arbitro o di un calciatore non dipenda da una partita, credo sia giusto avere un momento di riflessione, di pausa, andare su partite di una fascia magari inferiore e poi tornare a livello alto».
Renato Paone